Vivian Maier torna a Torino
Dal 9 febbraio, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la mostra di Vivian Maier (1926-2009), una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.
“Inedita”, l’esposizione che giunge in Italia dopo una prima tappa al Musée du Luxembourg di Parigi, si prefigge di raccontare aspetti sconosciuti o poco noti della misteriosa vicenda umana e artistica di Vivian Maier, approfondendo nuovi capitoli o proponendo lavori finora inediti, come la serie di scatti realizzati durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova, nell’estate del 1959.
La mostra presenta oltre 250 scatti di Vivian Maier: i temi ricorrenti nella produzione della fotografa americana, principalmente la strada e la vita che animava i quartieri popolari in Europa e negli Stati Uniti, documentano i cambiamenti sociali del proprio tempo. Sguardi, gesti, espressioni, colori e infanzia si intrecciano nel percorso espositivo.
Nata a New York ma di origini francesi da parte di madre, Vivian Maier ebbe una vita modesta, lavorando per lo più come bambinaia per diverse famiglie. La passione e l’abilità da fotografa le fu trasmessa da un’amica della madre da cui visse per un periodo dopo che i suoi genitori si separarono. Tornata in Francia per riscuotere un’eredità, approfittò di quella somma di denaro per comprarsi una fotocamera Rolleiflex professionale. Più avanti, arrivò anche a trasformare il suo bagno privato presso la famiglia Gensburg per cui lavorava, in una camera oscura per sviluppare alcune delle sue fotografie.
Vivian Maier fece visita anche a Torino il 21 luglio 1959, e le sue foto sono rimaste fino ad ora inedite: il repertorio di scatti ritrae Piazza San Carlo, Piazza Castello, le Porte Palatine, e Palazzo Chiablese.
Ma la particolarità per cui Maier è conosciuta, riguarda la decisione di non sviluppare gran parte della sua produzione. Mancanza di denaro, scelta privata o pratica? Non si conosce il motivo, ma sta di fatto che le casse contenenti il suo archivio personale riposarono a lungo in un box preso in affitto, prima che questo venisse messo all’asta (causa affitto non rinnovato) e acquistato dal giovane John Maloof, che era alla ricerca di materiale iconografico su Chicago.
Da quel momento Vivian Maier, intanto deceduta nel 2009, rivisse una nuova vita attraverso la scoperta dei suoi scatti (in bianco e nero ma anche a colori) e dei brevi filmati girati in Super8. Maier fotografa la vita che la circonda, spesso dura, fatta di povertà e lavori estenuanti. Non tralascia un tema cardine della sua esistenza, l’infanzia, e si concede di rubare anche qualche ritratto delle signore dell’alta società. Imprime sull’obbiettivo espressioni naturali, sorprese, corrucciate o addormentate, tutte estremamente spontanee e intime.
In breve, la sua abilità si può trovare in ogni scatto, tanto da non riuscire a ‘scartarne’ nessuno.
La mostra, curata da Anne Morin, è organizzata da diChroma photography in collaborazione con i Musei Reali e la società Ares di Torino, la John Maloof Collection di Chicago e la Howard Greenberg Gallery di New York. L’esposizione è sostenuta da Women In Motion, un programma di Kering per evidenziare il ruolo delle donne nelle arti e nella cultura.
Abbiamo intervistato il dottor Edoardo Accattino, organizzatore della mostra “Inedita”.