Sanremo 2022: le pagelle della prima serata.
“Penso che un brivido così non ritorni mai più.” – semicit.
Quelli che sanno sempre cosa dire affermano che quando il Festival di Sanremo inizia a piacerti è perché stai invecchiando. Oppure, è fatto bene. Quello che è sicuro, è che le vecchie glorie, seppur intramontabili, ci provano con brani che ti aspetteresti dai più giovani, e gli artisti più giovani arrivano sul palco con canzoni da grandi, e dimostrano ai criticoni di saper cantare, e pure bene. Blanco su tutti!
Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir – “Domenica” | Voto: 6
L’inizio che non ti aspetti: scalzo, a petto nudo potendoselo permettere, coi pantaloni di ecopelle, circondato da una sezione corale nella quale provare a annacquare le proprie carenze. Il brano è già sentito, da lui stesso, e la performance è carica ma portata come se Lauro fosse la caricatura di sé stesso. “E mò che m’invento?” – “Massì, un po’ di smorfie, un po’ di oratorio.” Peccato che Sanremo sia il Festival della canzone, e non (solo) delle arti performative. La sufficienza la merita per il potenziale, ma è da rivedere, magari col muto.
Yuman – “Ora e qui” | Voto: 5
Bella pasta vocale, grande tecnica, abito troppo oversize, come forse la sua emozione per essere su quel palco. Le voci italiane troppo black di solito non funzionano nel tempo, ma è giovane e non si può che augurargli il meglio, come qualcosa di cucito meglio addosso, e non solo musicalmente parlando.
Noemi – “Ti amo non lo so dire” | Voto: 7
Arriva sul palco con testo di Mahmood e suoni di Dardust e il brano è molto sanremese, anche se l’arrangiamento orchestrale rende meno rispetto alla radio edit. Potrebbe uscire alla distanza, raccogliendo bene col voto del pubblico, che sicuramente la apprezza anche se ti amo lei non lo sa dire. Eterea.
Gianni Morandi – “Apri tutte le porte” | Voto: 7
Sembra “Sono Tremendo” di Rocky Roberts, poi sembra “Arriva La Bomba” di Johnny Dorelli, poi arriva il passaggio che ricorda “Il Triangolo” di Renato Zero. Sullo special del brano, Gianni si ricorda di essere Morandi, e a quel punto si aggiusta un po’ la giacca che neanche il Mago Galbusera e fa l’ultimo ritornello che finisce con “Il Sole”, tra le parole più care a Lorenzo Jovanotti. Però le porte le fa aprire, fosse anche solo per il suo sguardo e per quel pugno al cielo da eroe del popolo quale lui è, alla fine del brano. Eterno.
La Rappresentante di Lista – “Ciao ciao” | Voto: 6
La funzione del brano è chiara, una volta si sarebbe detto “hanno fatto il ballabile”. Sempre efficace la scelta di un balletto semplice che accompagna l’esibizione, che però è un po’ carente. Il pezzo funzionerà, dopo il Festival, ma difficile che riesca a recuperare nelle prossime sere.
Michele Bravi – “Inverno dei fiori” | Voto: 8
Arriva sul palco come un ibrido tra Johnny Depp in “Edward Mani Di Forbice” e Giovanni Scialpi nell’88, con un brano fin troppo sanremese, ma la sua vocalità e l’impatto scenico tengono su bene l’esibizione. Ringrazia il maestro e l’orchestra, tra i pochi. L’inverno è dei fiori, e la giacca pure. Coerente.
Massimo Ranieri – “Lettera di là dal mare” | Voto: 4
Una leggenda vivente. La prima volta a Sanremo fu nel ’68 e forse il brano era pronto già da quel tempo. Stecca e tira avanti sul tempo, ma va detto che si tocca spesso l’in-ear monitor all’orecchio destro, fino a sfilarlo. Peccato.
Mahmood e Blanco – “Brividi” | Voto: 9
Il titolo è impegnativo, crea aspettative e loro le rispettano tutte, dal primo secondo del brano. Uno dei testi più belli della musica italiana degli ultimi dieci anni, in un arrangiamento contemporaneo che mescola bene le atmosfere classiche di Sanremo con i colori più d’attualità negli studi di produzione. Mahmood è fantastico come ce lo si aspetta, ma Blanco è supremo: osa e stupisce, convincendo. Ah, canta eh, con buona pace dei criticoni e degli autotune. Si intendono, si amano, si abbracciano a fine esibizione come se avessero già vinto. Mancano ancora 4 serate, ma sembra essere solo questione di tempo.
Ana Mena – “Duecentomila ore” | Voto: 2,5
W la fisa! Turno di riposo per l’orchestra, tranne che per la fisarmonica. Il brano è dance con inserti folk, lei è un raggio di sole e il brano è pronto per il featuring di Rocco Hunt, che lo firma per rilavolarlo in vista dell’estate. La domanda è: se vincesse, lei andrebbe a Eurovision per l’Italia o per la Spagna? Nel dubbio, è ultima. In discesa, se possibile.
Rkomi – “Insuperabile” | Voto: 6
Arriva sul palco da motociclista incazzato e effettivamente ci canta di velocità, di amori pericolosi e di “Insuperabile”, che è un titolo anche se tutti pensiamo a un tonno. La canzone c’è, è forte, e pure lui, che però inizia a essere lontano dai giovanissimi non essendo ancora vicino ai tradizionaloni. L’esibizione non spacca, ma ha tutto per farlo. Da rivedere, senza dimenticare il casco.
Dargen D’Amico – “Dove si balla” | Voto: 5
La funzione del brano è quella de Lo Stato Sociale o dei Pinguini Tattici Nucleari. Lui sale sul palco lamentandosi di essere dopo i Maneskin, ma il vero problema è che sembra non essere molto sul pezzo, non solo come modo di dire. Sa e può fare meglio, molto, ma sembra sia lì con quel brano perché ha perso una scommessa. Dargen, tutto a posto?
Giusy Ferreri – “Miele” | Voto: 5
Sono anni che la vediamo e sentiamo, però un vero e proprio pubblico suo, di fatto, non ce l’ha. Il brano ricorda Yann Tiersen e lei sembra un po’ Amelie, e infatti si rifugia nella fantasia con l’espediente del megafono, però tutto va un po’ via lasciando la stessa sensazione di quando è iniziato. Impalpabile.