Quali politici per questi tempi?

 Quali politici per questi tempi?

È passata poco più di una settimana dalle elezioni politiche che hanno portato Giorgia Meloni a diventare la prima donna presidente del Consiglio, anche se per ora solo in pectore. In questi giorni si sono susseguiti commenti e analisi del voto dai quali emerge chiaramente che la politica o i partiti continuano a essere percepiti come qualcosa di distante dai reali problemi di cittadine e cittadini.

La partita che si sta giocando ora è quella della composizione del governo nella quale Giorgia Meloni, che vuole portare al Presidente Mattarella una lista di ministri che trovino la sua approvazione, prova a far quadrare l’esigenza di mantenere un profilo alto e rassicurante dell’Italia in Europa, con le richieste dei suoi più stretti collaboratori e soprattutto con quelle dei suoi alleati.

Matteo Salvini che è uscito sconfitto dalle urne ma che apparentemente ha ancora la fiducia del suo partito prova a chiedere una posizione di rilievo per sé e per i suoi uomini di fiducia. La richiesta di riavere il Ministero dell’Interno sembra fallimentare, anche per il procedimento a suo carico ancora aperto sul caso della nave Gregoretti. Forza Italia gioca invece la parte dell’ago della bilancia fra i suoi alleati più a destra e della forza politica moderata con alle spalle esperienza istituzionale e di governo.

Al momento, comunque, anche se le prime pagine dei giornali sono ogni giorno occupate dal toto ministri, di notizie certe su come sarà composto il prossimo governo non ce ne sono.

Intanto il Partito Democratico, travolto dalla sconfitta elettorale ha aperto la fase di riflessione interna e precongressuale. Non mancano le polemiche su cosa dovrebbe significare e come dovrebbe svolgersi questo processo di rinnovamento del partito: dal cambio di nome, all’idea di cancellare la parola partito, c’è chi sembra voler cambiare ogni cosa per non cambiare niente e chi vorrebbe spazzare via tutto. Certo è che questa dovrebbe essere l’occasione per una riflessione profonda sull’identità che vuole avere il principale partito di centro sinistra del Paese, e di conseguenza da chi vuole che sia guidato. Se non si dovesse ricominciare da una discussione seria che parta dai territori e da chi la politica la fa nelle piccole amministrazioni, nelle città e nelle regioni, viene difficile pensare che si possa davvero arrivare a un cambiamento di rotta. Una rotta che finora ha portato il PD solo verso lo schianto.

Intanto si deve continuare ad affrontare la crisi energetica e le conseguenze del conflitto russo-ucraino, che rischia di subire un ulteriore escalation dopo i referendum di annessione voluti da Vladimir Putin e che hanno visto la vittoria scontata della parte filo russa. Molte solo le imprese italiane, piccole e grandi, che non riescono a stare al passo con gli aumenti dei costi delle materie prime e delle fonti energetiche, così come le famiglie che hanno visto aumenti del 100 per cento nelle bollette ricevute dopo l’estate. Condomini di interi palazzi stanno valutando di non accendere le caldaie, convinti del fatto che quest’inverno non saranno in grado di far fronte ai pagamenti delle forniture.

Aumentano le manifestazioni di piazza in cui si bruciano bollette e richieste di pagamento, in una escalation di tensione sociale che deve essere uno dei primi temi che questo nuovo governo dovrà affrontare. Nella speranza che le soluzioni siano delle soluzioni reali e non troppo fantasiose come alcune delle proposte sentite in campagna elettorale che creerebbero solo ulteriori disuguaglianze sociali e costerebbero alle casse dello Stato risorse che non ci sono.

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Carola Messina