Premio Ostana 2023
Il “Premio Ostana: scritture in lingua madre” è un appuntamento con le lingue madri del mondo che ogni anno riunisce a Ostana (CN), borgo occitano ai piedi del Monviso, autori di lingua madre da tutto il mondo per un festival sulla biodiversità linguistica.
Quest’anno la quindicesima edizione si terrà dal 23 al 25 giugno, un’occasione unica per incontrare autori da tutto il mondo, dialogare con loro e assistere alle premiazioni delle categorie di concorso.
Per l’occasione abbiamo intervistato Andrea Fantino, antropologo culturale e videomaker, che, dal 2016, per il premio cura la comunicazione e la documentazione dell’evento.
Andrea, parlaci del premio e delle sue caratteristiche
Il Premio nasce dalla collaborazione della Chambra d’oc con il Comune di Ostana nel 2008, per offrire un luogo e un’occasione di incontro per persone, storie e culture. Dal 2008 il Premio ha dato voce a 45 lingue da tutti e 5 i continenti, consolidando una vera e propria rete internazionale di autori, appassionati e sostenitori della diversità linguistica. Nasce come festival letterario per le lingue che sono ‘senza Stato’, piccole lingue indigene, madri o native non ufficiali, ma anche lingue parlate da milioni di persone ma mai riconosciute ufficialmente.
A proposito di questo, quando si può parlare di lingua, lingua nativa o dialetto e quali sono le differenze anche a livello di riconoscimento?
Ci sono più risposte a questa domanda. A livello antropologico-culturale nel momento in cui un essere umano comincia a comunicare con dei segni fonetici e quei suoni vengono compresi, quella è una lingua. Succede però che la nostra società, fondata sullo Stato-nazione, individua una lingua come tale quando è riconosciuta in modo ufficiale, ed è parlata in una nazione all’interno di confini territoriali ben delimitati.
Per me da antropologo il dialetto è una lingua, ma non esiste una legge che li riconosca come lingua vera e propria (per mancanza di autonomia e unità), a differenza delle altre 12 minoranze linguistiche riconosciute sul territorio italiano (walser, occitano, grico, arbereshe…).
Torniamo al Premio Ostana: pensando al concetto di lingua viene in mente sicuramente il parlato e lo scritto, ma in questo caso vengono premiate anche altre categorie artistiche
Sì, ‘scritture in lingua madre’ è il sottotitolo del Premio, che sicuramente vuole premiare gli autori e la letteratura. Nel corso degli anni però si sono volute aggiungere altre due categorie, perché spesso nelle comunità linguistiche di tutto il mondo l’espressione artistica non avviene solo attraverso la scrittura, ma anche attraverso altri mezzi. Il più presente è certamente la musica, mentre quello più recente è il cinema; questi mezzi permettono all’autore di comunicare in modo più immediato non solo all’interno della propria comunità linguistica, ma anche all’esterno: per esempio si possono apprezzare una melodia e una musicalità anche senza comprenderne le parole.
Qual è il rapporto tra lingua e cultura identitaria di un popolo, che quella lingua parla e utilizza per descrivere la propria esistenza?
Penso che quando scompare una lingua, scompare un intero mondo. Le lingue sono realmente custodi di saperi, tradizioni, linguaggi, punti di vista, sguardi sul mondo. L’esempio classico è quello degli Inuit che hanno 20 termini per descrivere la neve a seconda delle sue diverse caratteristiche, e questo ci racconta di una popolazione che vive da migliaia di anni in un territorio che ha determinate condizioni ambientali che necessitano di parole per essere descritte. La lingua è segno della conoscenza che quel popolo ha di quel territorio. Quando le grandi lingue (inglese, portoghese, spagnolo…) si impongono in modo egemonico sulle piccole lingue, si impongono anche su una visione del mondo che non può più essere recuperata.
E per quanto riguarda la scrittura? Quanti tipi di alfabeti e caratteri incontrate?
Sicuramente ogni anno la varietà degli autori, si ritrova anche nella varietà delle scritture che si incontrano. Succede spesso che le lingue che arrivano al Premio Ostana abbiano già una grafia occidentale tradotta, ma è capitato anche il caso di lingue esclusivamente orali, come quelle native della foresta Amazzonica, che con il Premio trovano per la prima volta una forma scritta. Altre hanno già una tradizione di scrittura, ma con caratteri a dir poco curiosi che non si incontrano di certo quotidianamente.
Per chiudere, una peculiarità del Premio Ostana?
È un premio che sta crescendo negli anni, ma rimane pur sempre molto raccolto: non c’è quel grande pubblico che porta gli autori a diventare grandi star osannate, e questo rende unica l’atmosfera di quei giorni.