PoliTo: laureati in Climate Change

 PoliTo: laureati in Climate Change

Si chiama”Climate Change” il primo indirizzo di specializzazione attivo dall’anno accademico 2019/2020, che rappresenta la prima opportunità di formazione superiore di carattere tecnico-ingegneristico sulle tematiche del cambiamento climatico in Europa.

Il Politecnico di Torino ha attivato il percorso all’interno del corso di laurea magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (Diati) e in questi giorni discuteranno la tesi i primi due laureandi che vi hanno partecipato: sono Vittorio Giordano, italiano, con una tesi sulle prospettive future dell’impronta idrica nelle coltivazioni nel continente africano, e Yara Hammoud, arrivata dalla Lebanese American University apposta per intraprendere questo corso e che discuterà una tesi sulla modellazione del ruolo della criosfera nella definizione della temperatura a terra nell’area alpina caratterizzata dal permafrost.

L’orientamento in Climate Change è parte integrante del progetto “cambiamenti climatici polito”, finanziato dal Miur che ha riconosciuto il Diati tra i “dipartimenti di Eccellenza” e ha permesso per questo di accedere a fondi straordinari per la formazione nel quinquennio 2018-2022.

Il corso biennale, unico in Europa, è erogato interamente in inglese e punta a formare competenze in tema di modellamento di sistemi climatici in interazione con sistemi antropici; conoscenza delle politiche e delle linee guida internazionali in tema di ambiente; progettazione di interventi tecnologici; pianificazione di strategie di adattamento; progettazione, realizzazione e monitoraggio di interventi per la gestione di eventi naturali e scarsità di risorse.

Le applicazioni e gli sbocchi lavorativi sono molteplici, sia in ambito ingegneristico, sia aziendale o turistico, ma naturalmente anche per lo sviluppo di software e modelli di sistemi climatici. Dice la professoressa Laura Valentina Socco, coordinatrice del collegio di Ingegneria dell’Ambiente e il Territorio e referente del corso di laurea: «È una specializzazione che riesce a catalizzare molto interesse. Nell’ambito dell’ingegneria ambientale è l’orientamento che tira di più, c’è una sensibilità molto forte da parte delle nuove generazioni. È un percorso attrattivo, così come li sono tutti gli ambiti di ingegneria ambientale. Anche nelle aziende la domanda non manca».

La speranza è di preparare una nuova generazione di ingegneri e ingegnere ambientali capaci di rispondere alle sfide ambientali e sociali che derivano dai cambiamenti climatici, e di cogliere le opportunità del futuro mercato del lavoro.

Gli studenti iscritti al biennio sono 80, e oltre al nuovo orientamento di laurea magistrale, a gennaio 2020 è stato lanciato un master post laurea sugli stessi temi.

Condividi con i tuoi amici

Sara Levrini