Parco Michelotti: la riqualificazione a metà
I più giovani forse ricorderanno il parco Experimenta, con il ponte tibetano entrato nel Guinnes dei Primati che attraversava il fiume Po. Gli adulti invece avranno ancora ben presente la prima destinazione d’uso del Parco Michelotti: uno zoo a pochi passi dalle porte del centro di Torino.
Dopo anni di degrado, riapre al pubblico (in sordina) il grande parco sul Po: aiuole, panchine, murales e nuove luci per uno spazio aperto a tutti. Anni di degrado, vegetazione incontrollata, ma anche qualche iniziativa estemporanea e progetti non conclusi che hanno provato a restituire alla cittadinanza un polmone verde.
A partire dal 2018 sotto la giunta Appendino, prima, e quella Lo Russo, poi, i primi lavori avevano dato vita a un paio di aree giochi e poco più: una gestazione lunga e complessa, con diversi slittamenti del cronoprogramma. Infine tre settimane fa il taglio del nastro, dopo un investimento di più di 400 mila euro che ha riqualificato buona parte del parco.
Sì, perché rimangono da mettere in sicurezza le arene per foche, pinguini, orsi, otarie, giraffe ed elefanti. I piccoli recinti ospitano ora fioriere o giochi per bambini. Le gabbie e i fabbricati in muratura – quelli per gli animali più feroci e per gli uccelli – negli anni sono stati decorati con graffiti e murales, mentre una decina di street artist si sono occupati delle recinzioni del rettilario.
Nel complesso, un grosso primo passo è stato fatto con attenzione alle esigenze di chi frequenta un parco: tante panchine, una lunga pista ciclabile, alberi appena piantati, aiuole curate, tavoli con sedute, archi porta-bici, un nuovo impianto di illuminazione. Suggestivo il vialone di 600 metri parallelo al Po, buona la pulizia e la manutenzione iniziale.
Cinque dei sei fabbricati che accoglievano gli animali non sono stati riqualificati ma resi per ora inaccessibili per motivi di sicurezza, anche se si parla di un probabile futuro utilizzo come spazi per mostre e spettacoli. Speriamo tutti che la completa riqualificazione dell’area, richieda meno tempo dei 35 anni dalla chiusura dello zoo.