Music For Life: l’inno alla Vita di Andrea Scarpa
All’incontro con Andrea arrivo trafelata. Sono in ritardo, fuori il diluvio.
“Scusa.”
“Nessun problema!” mi accoglie lui sorridendo.
Siamo in un ufficio delle Molinette. L’ospedale.
Non su un ring né in un famoso dancefloor: eppure lui è nel suo habitat, si muove in maniera naturale.
Ci sediamo.
“Ti presento Stefania.” Mi dice indicando una donna dietro di me.
“Piacere di conoscerti, sono Stefania Vairagallo.”
Stefania è la responsabile dell’ufficio foundraising della Fondazione Ricerca Molinette. Le chiedo di raccontarmi il suo incontro con Scarpa.
“Io ero appena entrata in Fondazione, mi presentano Andrea: mi racconta che aveva appena perso la mamma, mi parla dei disagi del reparto, le necessità di una ristrutturazione e delle apparecchiature -anche – per l’intrattenimento dei ricoverati. Ecco, il nostro mestiere è anche questo. Era la fine del 2022, abbiamo accolto immediatamente la sua idea con entusiasmo. Abbiamo coinvolto il comune tramite l’assessore Francesco Tresso. E con questa sinergia adesso siamo qui…”
“A creare un bellissimo evento…”
“No. Una serie di eventi. Questo è il primo.” Mi corregge Andrea.
“Cominciamo alle 17 al Bunker. Andiamo avanti fino alle 3 del mattino. È pensato per tutti. Grandi, piccini, famiglie. Tutti. Tutto quello che incassiamo andrà direttamente al reparto. Li porto io stesso di persona.”
“Con te suonano dj importanti, si sono fatti coinvolgere facilmente?”
“Eccome, mi hanno dato massima disponibilità, anche chi arriva da fuori regione. Sanno cosa ho passato, purtroppo alcuni di loro hanno storie affini alle mie… ma non sarò io a parlartene, sono le loro storie.”
“Partiamo dagli inizi. Che cosa hai notato che poteva esser migliorato nel reparto?”
“I carrellini per le flebo, le tv che non funzionano, i muri da tinteggiare: piccole cose, da immaginare però in un contesto dove vivono persone in condizioni difficili.”
Il reparto di cui parla Andrea è al terzo piano delle Molinette. Si entra più facilmente dall’accesso di via Genova e ahimè in tanti conoscono quei corridoi, quelle scale, quei finestroni. Spazi e muri che potessero parlare racconterebbero di dolore, di disperazione, delle sensazioni di impotenza dei parenti. Il reparto in questione accoglie i malati terminali nei loro ultimi giorni.
“Ha bisogno di esser sistemato. Tengo a precisare che chi lavora in quel reparto ha una sensibilità e una gentilezza immensa. Parliamo dei luoghi, non delle persone.”
“Andrea, ti va di raccontare di tua mamma?”
“Mia madre si chiamava Patrizia. Aveva 60 anni quando se n’è andata…”
“Quando è successo?”
“L’undici settembre del 2022.”
Mi cade la penna dalle mani.
Sapevo della scomparsa della madre di Scarpa. Quello che ignoravo era quanto fosse recente.
Lo guardo, dritto negli occhi.
L’ultima intervista che gli ho fatto risale a marzo di quest’anno, dopo la conquista di un titolo internazionale.
In realtà prima non lo conoscevo di persona. Solo di fama.
Ed è importante questo inciso: la sera del suo incontro ero sotto il ring per fotografare il match. Quando è salito sul ring ho notato i suoi pantaloncini bianchi: portavano le scritte ‘Patrizia’ e ‘Mamma’.
Feci due più due.
Alla fine del match venne proclamato campione. Per quanto io sia scettica, giurerei su cosa ho di più caro, di aver visto entrare un fascio di luce in quel preciso istante. Nello stesso momento in cui lui alzava gli occhi al cielo. L’ho anche fotografato, tutto questo.
Ecco. Io ignoravo che fosse così recente. Così fresca la ferita. Mentalmente faccio due calcoli veloci, lui sembra leggermi nel pensiero.
“A me sembra ieri.”
Cerco di darmi un tono.
“Cosa aveva?”
“Un tumore all’esofago in stato avanzato. Metastasi ovunque. Hanno provato un’operazione, hanno asportato il cancro. Era troppo tardi.”
“Come se ne accorse?”
“Ad agosto 2021 non stava bene. In quel periodo stava molto male la madre. Mia nonna. Credemmo si trattasse di stress. Arrivò il Natale. L’ultimo insieme. Mamma non lamentò nulla. Non voleva rovinare le feste alla famiglia, forse. A gennaio finì in pronto soccorso. Ricordo il dottore… due domande gli feci. Quanto è grave e quanto le resta. Mi dissero massimo un anno.”
Alzo gli occhi e Andrea sta piangendo.
Andrea Scarpa, il campione mondiale di boxe. Scarpa, il dj che ogni week end gira l’Italia per la movida, l’anima della festa. Andrea, semplicemente Andrea, dai pugni ‘letali’ come definito dai suoi stessi avversari, dall’energia interminabile in consolle, come dicono i suoi fan.
“A marzo si tenne il funerale di mia nonna. Morta ignara di cosa stesse passando la figlia. Per non dar ulteriore dispiacere mia mamma non disse nulla a sua madre. Non poté nemmeno andare al funerale, in quelle condizioni. A giugno uscii dall’ospedale, poco dopo iniziò un tracollo durato tutta l’estate.” Continua Andrea.
“Era la mia forza. La mia luce. La mia sostenitrice numero uno. Sempre sotto ring. In prima fila.”
Al fianco di Andrea mentre parla c’è la sua compagna, Ilaria. Piange anche lei, con i suoi occhioni blu, mentre gli stringe la mano. Lo guarda con amore. Lo guarda orgogliosa.
“È fiera di te.” Gli sussurra.
“Sai, Mamma un giorno, poco prima di andarsene, al suo risveglio mi ha raccontato di avermi sognato vincere il titolo di Campione del Mondo. Mi ha sognato con una cintura rossa. Mamma era così, sembra assurdo, se le sentiva alcune cose. Magari non mi crederai…”
Lo annoto, sorrido e penso a quella foto scattata a marzo, ai pantaloncini con i ricami ed a quella luce che per un secondo ha illuminato i suoi occhi scuri rivolti al cielo, mentre una folla di migliaia e migliaia di persone urlava il suo nome, in quel caos, in quel palazzetto, sono certa di poter affermare che il suo pensiero fosse dedicato ad un altro Mondo.
“Io ti credo.”
E non mi stupisco. Le mamme, le mamme hanno sempre ragione.