L’app che può diagnosticare il Covid

 L’app che può diagnosticare il Covid

Alcuni operatori del 118 hanno dichiarato di riuscire a riconoscere se una persona è affetta da Covid-19 solo attraverso le chiamate di richiesta di soccorso che ricevono. L’affaticamento respiratorio da coronavirus, dopo un anno di assistenza telefonica, è quindi di facile comprensione per chi ha a che fare tutti i giorni con questo tipo di chiamate.

È dunque forse fantascienza pensare di poter utilizzate un’applicazione di riconoscimento audio per identificare la malattia? La risposta è no.

La diagnostica del Covid può passare da un file audio. Dimentichiamo per un attimo i classici tamponi nasali e faringei e concentriamo l’attenzione sull’applicazione di Neosperience, che sfrutta l’intelligenza artificiale per rilevare i sintomi del Coronavirus.

Il test, che sfrutta la tecnologia Healt Cloud, diffusasi a macchia d’olio nel campo della diagnostica intelligente delle polmoniti bilaterali tramite interpretazione delle radiografie toraciche, valuta parametri come frequenza respiratoria e colpi di tosse, fiato corto ed altri sintomi correlati al virus. L’analisi del vocale avviene per brevi conversazioni ed individua i suoni caratteristici dell’infezione.

L’azienda spiega in una nota che la valutazione avviene grazie ad avanzati sistemi tecnologici ad intelligenza artificiale, responsabili dei rapporti sui segnali fisiologici normalmente rinvenibili con auscultazione tradizionale.

Un risultato sbalorditivo, che apre la possibilità ad una nuova era della diagnostica in cui si rende attiva anche Capsula Health Pod, partner di Neosperience insieme al laboratorio TeDH (Technology and Design for Healthcare) del Politecnico di Milano.

Alessandro Nizardo Chailly e Giuseppe Andreoni, rispettivamente CEO e Fondatore di Capsula e professore del Politecnico di Milano e Scientific Advisor di Capsula sottolineano: “È solo l’inizio di un progetto che ha un potenziale incredibile perché le elaborazioni di questi dati possono essere impiegate efficacemente come segnali di pre-screening”.

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Jessica Scano