La mafia come marketing aziendale

 La mafia come marketing aziendale

A Torino si torna a parlare di mafia e locali, questa volta non per via delle infiltrazioni negli affari, ma per i nomi stessi di ristoranti e bar.

Nel 2015 aveva fatto clamore il bar-panetteria chiamato “41 bis”, come l’articolo dell’ordinamento penitenziario italiano che stabilisce il cosiddetto carcere duro per i reati di mafia più efferati, ma anche “Il panino” la cui grafica ricordava quella del film Il padrino di Francis Ford Coppola, o ancora, “Don panino”.

Casi del genere sono numerosi e diffusi in tutta Italia e all’estero. Una storia di lunga data, dunque, quella che lega il marketing pubblicitario alle icone mafiose maggiormente conosciute.

Oggi si torna a parlarne, perché ha da poco aperto a Torino il ristorante-pizzeria “Lovigino”, nome che richiama subito alla mente il soprannome del boss camorrista deceduto, Luigi Giuliano.

Libera, che già in passato aveva segnalato la pericolosità di avvicinare la mafia alle persone con messaggi ‘pop’, ha contestato nuovamente questa pratica.

Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa di Libera, co-firmato anche da altre associazioni ed enti, e appoggiamo la battaglia culturale che essi portano avanti.

«Apprendiamo con stupore e con sdegno, che un locale della ristorazione della nostra città, in San Salvario, si chiami come il soprannome di un importante boss della camorra, ovvero “Lovigino” (al secolo Luigi Giuliano).

Ancora una volta, come purtroppo è accaduto in altre città, anche europee, si decide di esaltare la scelta criminale e di giocare sullo stereotipo mafioso compiendo scelte che alimentano un immaginario, in cui i delinquenti sono dei modelli da emulare.

Ci sembra una scelta di cattivo gusto, oltre che uno schiaffo alle vittime innocenti delle mafie (che ci sono state anche nella nostra città), ma soprattutto quelle di Camorra, in Campania e non solo.

E ci sembra offensivo per i familiari delle vittime di mafia, che qui come altrove spesso sono ancora in cerca di verità e giustizia, e che dovrebbero ricevere segnali di chiarezza e vicinanza, non certo di compromissione o scherno.

Vorremmo un Paese capace di scelte simboliche opposte, che non minimizzi il peso delle mafie o banalizzi la loro pericolosità, che non mandi messaggi ambigui e che  rifletta con attenzione, su come investire sull’educazione alla legalità democratica e sulla conoscenza della storia delle mafie.

E vorremmo cittadini, anche in questa città, che si comportino di conseguenza.

Le mafie sono una cosa seria; la morte delle vittime, il dolore dei loro familiari, il disprezzo  dei diritti, della giustizia e della democrazia tipici dell’agire criminale, anche.

Non si può scherzarci sopra o pensare di farne marketing.

Firmato

Libera Torino, Arci Torino, Anpi Nicola Grosa, Spi-Cgil San Salvario, Circolo Sud, Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvario, Sport8, Associazione Baretti, Donne per la difesa della società civile, Asai, Manzoni People, Pentesilea, LaQUP aps, Ziggy Club, Cineteatro Maffei, Miranda aps, Pd San Salvario / Borgo po / Cavoretto, Sinistra Ecologista, Liberi Uguali Verdi, Articolo uno».

Condividi con i tuoi amici

Sara Levrini