In Inghilterra la roadmap verso la libertà
Lo scorso marzo suscitò non poco scalpore la folle decisione del governo britannico di far contrarre il Covid-19 alla popolazione inglese, per permettere la diffusione dell’immunità di gregge. Una mossa pericolosa che, per fortuna, fu dirottata verso misure cautelari e in linea con i dettami internazionali. È passato un anno e adesso l’Inghilterra sembra aver imboccato la strada giusta. O quantomeno, più ottimista.
Infatti, dopo una vaccinazione a tappeto con 36 milioni di somministrazioni, riaprono da venerdì i principali esercizi come pub, parrucchieri e negozi. I ragazzi hanno già ripreso ad andare a scuola dallo scorso 8 marzo, con l’obbligo di monitorare la propria salute grazie ad un kit per condurre il test anti-covid a domicilio. Dal 9 aprile invece, saranno messi a disposizione a tutta la popolazione due tamponi gratuiti alla settimana, per arginare l’insorgenza di nuovi focolai.
Una serie di provvedimenti che gettano le basi per la “road map verso la libertà” come l’ha definita il premier inglese Boris Johnson. “Attraverso la cautela e il monitoraggio dei dati in ogni fase, e seguendo le regole, che speriamo, insieme, di rendere irreversibile questa roadmap verso la libertà” afferma il primo ministro. I risultati non sono tardati ad arrivare con un indice Rt stabile allo 0,7 % e una riduzione drastica di contagi e morti da Covid-19. Una fase 2 dispendiosa a detta di molti, ma arrivati a questo punto, c’è da chiedersi quanto valga davvero la libertà. Valore e costo sono coordinate da tenere presenti nel bilancio finale, ma non sono la stessa cosa. Il conto che dobbiamo pagare è già alto, con le proprie vite ipotecate fino a data da destinarsi.