Il nuovo governo di Giorgia Meloni
Venerdì 21 ottobre il Presidente Mattarella ha incaricato Giorgia Meloni di formare il nuovo governo e sabato la nuova Presidente del Consiglio e i neo ministri hanno prestato giuramento.
Come aveva promesso, Giorgia Meloni ha costruito la squadra di governo definitiva in meno di due settimane, anche se è chiaro che il suo partito e gli alleati di governo avevano aperto un confronto già da tempo su nomi e ministeri. Nonostante questo non sono mancate le tensioni fra gli alleati, in particolare Silvio Berlusconi non ha mancato di mostrare più volte il suo disappunto per il mancato coinvolgimento di alcune persone di sua fiducia fra i ministri. Non per niente i giorni subito precedenti la nomina del nuovo governo lo hanno visto protagonista di alcuni episodi significativi: dal mancato voto a Ignazio La Russa a presidente del Senato agli audio trapelati, o fatti trapelare ad arte, in cui esprimeva giudizi e pareri su Putin e Zelensky.
Ma Giorgia Meloni non ha ceduto e sembra aver portato a casa, forte del suo risultato elettorale e sostenuta dai suoi fedelissimi, questa prima prova di forza con i suoi stessi alleati.
I ministeri sono 24, di cui 19 uomini e solo 6 donne. Una percentuale più bassa rispetto agli ultimi governi in carica che ha in parte stupito considerato che è il primo governo della storia repubblicana guidato da una donna. Molti sono i politici, diversi esponenti storici della destra e del centro destra: a Matteo Salvini è andato il ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili; a Giancarlo Giorgetti l’Economia; ad Antonio Tajani il ministero degli Esteri; alla ex presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati il ministero delle Riforme e a Daniela Santanchè il Turismo. Ci sono anche diversi ministri tecnici come il magistrato Carlo Nordio alla Giustizia, il prefetto Matteo Piantedosi all’Interno e il giornalista, direttore di Rai2 Gennaro Sangiuliano alla cultura.
Diversi ministeri hanno cambiato denominazione suscitando stupore e qualche perplessità: il ministero dello sviluppo economico è diventato Ministero Imprese e Made in Italy; il ministero dell’Istruzione si è trasformato in Ministero dell’Istruzione e del merito, mentre il ministero dell’Agricoltura è ora Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. Cosa esattamente voglia dire è una delle cose che scopriremo nei prossimi mesi.
Quello che ha fatto più discutere è sicuramente l’ex ministero delle pari opportunità trasformato in Ministero della Famiglia, della natalità e delle pari opportunità: una denominazione che ha incuriosito e preoccupato in vista delle future scelte politiche di questo governo in materia di famiglia, maternità e diritti.
Come da copione le altre forze politiche hanno ribadito la loro intenzione di fare opposizione a questa maggioranza in parlamento anche se sostanzialmente tutti i partiti hanno voluto riconoscere l’importanza della nomina per la prima volta di una donna Presidente del Consiglio.
All’estero le reazioni sono state generalmente di grande apertura: le principali autorità europee si sono congratulate con Giorgia Meloni confermando la fiducia nel governo italiano e rispetto alle sue posizioni sulle alleanze e in particolare sul conflitto russo-ucraino. Così come ha fatto anche il presidente Biden.
Ora il governo dovrà cominciare a lavorare prima di tutto sulle emergenze del momento, il prezzo del gas, il rincaro delle bollette e la crisi economica. Sono sicuramente queste le priorità e ciò su cui il Paese si aspetta risposte e soluzioni. Il governo precedente guidato da Mario Draghi ha lasciato una strada tracciata e una interlocuzione aperta e autorevole con gli altri Paesi europei, aspettiamo di vedere quali saranno le prossime mosse del governo guidato da Giorgia Meloni che oggi sarà in Parlamento per ottenere la fiducia.