Golden Hour – OTTOBRE 2022

 Golden Hour – OTTOBRE 2022

Editoriale

Pochi argomenti smuovono le coscienze, le opinioni e la creatività come la musica, il che può sfociare in diversi “delta”. 

Tribute band e cover band sono solo alcune delle possibili declinazioni dell’ammirazione dei fan nei confronti di un musicista o di una band. C’è una differenza fra le due diciture: il primo caso implica l’intenzione monografica del complesso, ovvero la scelta di un unico artista o gruppo: una tribute band suonerà quindi esclusivamente brani del musicista d’elezione. 

Diverso è il caso delle cover band, il cui repertorio raramente consta di un artista solo: è infatti più frequente che questo tipo di complesso suoni brani di diversi musicisti, magari anche “specializzandosi” per periodi di tempo (anni ’60, ’70, etc…).

Esplorando il mare magnum delle tribute band è facile anche imbattersi in casi estremi: complessi che intendono assomigliare il più possibile ai propri beniamini, imitandone scrupolosamente strumentazione, modi di fare e di vestire, trucco e parrucco. Tipici di sagre, feste o eventi privati, non si tratta però di fenomeni esclusivamente “paesani”: esempio lampante sono i Sandman. Come si può facilmente evincere dal nome, si tratta di una tribute band canadese dei Metallica, peraltro di discreto successo. Il complesso ha riscosso notevole attenzione mediatica qualche anno fa, quando ha ricevuto una lettera di diffida da parte dei legali dei Metallica (quelli “veri”): oggetto del contendere? Il logo usato dai Sandman, a quanto pare troppo simile a quello della band di Ulrich. Il tutto ha provocato un polverone tale da portare i Metallica stessi a rilasciare delle dichiarazioni sorprendenti: pare che in realtà il provvedimento fosse stato preso da uno degli avvocati della band senza consultare i diretti interessati, totalmente ignari. I quattro, scusandosi, hanno inoltre tenuto ad esprimere la loro vicinanza al mondo delle cover/tribute band, sottolineando le loro simili origini (i Metallica hanno tra l’altro registrato un doppio album di cover nel 1998, Garage Inc.). Risultato? Causa annullata, avvocato licenziato e pace fatta.

Altro famoso episodio legato al mondo delle tribute band è quello che riguarda Tim Ripper Owens, ex cantante e frontman dei Judas Priest (oggi sostituito da Rob Halford). Si tratta di una storia che ha dell’incredibile: Owens, infatti, prima di essere reclutato nel ’96 dal complesso britannico, cantava in una tribute band degli stessi Judas Priest. Il sogno di ogni fan, insomma.

Non finisce qui: anche gli Slayer, famoso gruppo metal statunitense, sono nati come cover band (con una certa preferenza per i brani degli stessi Judas Priest e degli Iron Maiden).

Un mondo dunque sicuramente interessante quello delle tribute/cover band, che può portare ad esiti decisamente inaspettati e, sovente, profondamente creativi: diamo uno sguardo alla questione “dall’interno”. Segue intervista ad Umberto e Maurizio, rispettivamente chitarra/percussioni/voce e cori e voce principale/armonica a bocca dei Limbara, tribute band dedicata a Fabrizio De André.

Com’è nata l’idea di fondare una tribute band? 

UMBERTO: io, mio padre (Ortensio, chitarra elettrica solista) ed il tastierista (Elia, che suona anche organo e fisarmonica) siamo arrivati a gruppo già formato; cantante, bassista (Maurizio – ulteriore membro omonimo, coinvolto nella band anche come voce secondaria) e batterista (Roberto) suonavano già insieme con l’ausilio di basi musicali alle quali deputavano ciò che ora fa l’organico al completo. Quella di aggiungere musicisti è stata una decisione (risalente allo scorso inverno) dei membri precedentemente presenti nel gruppo, operata allo scopo di accentuare il più possibile una “dimensione live”. Essendo in sei, infatti, si riesce a fare tutto dal vivo e sul palco, senza il bisogno di basi o aggiunte.

MAURIZIO: l’idea di fondare una tribute band nasce dal desiderio di riproporre parole e musica di un artista, con l’intenzione di riprodurlo secondo una nostra personale interpretazione, sia vocale che strumentale; il tutto al fine di proporre e creare, per quanto possibile, nuove emozioni.

Eravate tutti d’accordo su Faber o avete vagliato altre possibilità all’inizio?

U: la band è nata con la consapevolezza di apprezzare svariati artisti/generi e conscia di essere in grado di divertirsi facendo anche dell’altro, ma il “progetto Limbara” è nato con il focus su De André come unico artista. Il gruppo tratta una scaletta comunque variegata: non solo “classiconi”, ma anche qualcosa di più ricercato, sempre che sia possibile parlare di brani di nicchia per gli appassionati di De André.

M: non c’è stato nessun disaccordo in merito al tributo a Faber, né nella fase iniziale del progetto, né in quella successiva.

Ti trovi/vi trovate mai a scrivere musica originale? Se sì, ci sono degli effetti sulla vostra creatività dovuti al fatto di suonare perlopiù musica altrui?

U: non ho mai scritto musica originale se non concependo il tutto come un gioco, un esperimento, “buttando giù” un paio di brani anni fa. È capitato che il bassista e il cantante proponessero del materiale scritto da loro che però non abbiamo mai concretizzato “in musica”. In un’ottica di tribute band non abbiamo infatti trovato il modo o il motivo di proporre De André insieme a brani inediti nella stessa scaletta; abbiamo anche vagliato l’ipotesi di trovarci in sala prove non in veste di Limbara per dedicarci a queste idee originali, ma per ora abbiamo preferito concentrarci sul buon vecchio Faber Nostrum. Dopotutto di lavoro da fare ce n’è, e le occasioni per incontrarsi in sala prove non sono tantissime: si può sempre migliorare nell’esecuzione di un determinato brano, così come è bene coltivare, aggiornare e rimpolpare la scaletta.

Title Track

Cos’hanno in comune Wish You Were Here dei Pink Floyd, All Eyez On Me di 2Pac, e Il mio canto libero di Lucio Battisti? Ben poco, direte voi, e non avreste neanche tutti i torti, ma in realtà un punto di convergenza c’è. Sono tutte title track, ovvero brani eponimi, che danno il nome al rispettivo album/raccolta di brani. 

È da questo spunto che nasce TITLE TRACK, una sezione della rubrica musicale di TOradionews che presenta, ogni mese, un brano eponimo relativo al mese appena trascorso, solo che al posto dei brani dell’album abbiamo i giorni del mese, e al posto dei nomi degli album quelli dei mesi. 

Confusi? Anch’io, ma bando alle ciance. 

Ad ottobre l’autunno prende possesso delle nostre città: le giornate si accorciano e si raffreddano, ma allo stesso tempo assumono quel sapore agrodolce delle mezze stagioni, che si percepisce nell’aria e nei colori. Un’introduzione romantica per un brano che lo è altrettanto: we fell in love in october, di girl in red, pseudonimo della cantautrice norvegese Marie Ulven (che lo ha scritto, registrato, prodotto e mixato, come si può leggere dalla descrizione del video ufficiale). 

Pezzo ormai celebre nell’ambiente dell’indie-rock contemporaneo, è uscito (ironicamente) nel novembre 2018, riscuotendo un notevole successo: disco d’argento nel Regno Unito, d’oro in Australia e di platino negli USA, senza contare una lunga permanenza nelle classifiche.

Consiglio vivamente l’ascolto, con l’augurio a tutte e a tutti di trovare la propria personale ragione per affermare “that’s why I love fall”.

MusiCalendario

L’11 ottobre è stato il “compleanno” di uno dei pezzi più famosi di sempre, tanto delicato all’ascolto quanto potente nel significato, an anti-religious, anti-nationalistic, anti-conventional, anti-capitalist song (una canzone anti-religiosa, anti-nazionalista, anticonvenzionale, anti-capitalista): così John Lennon stesso definì la sua Imagine nel libro Lennon in America (di Geoffrey Giuliano, scrittore americano e autore delle biografie di alcuni dei membri dei Beatles). Nei suoi 51 anni di vita la canzone ha ottenuto un successo strepitoso: ad oggi Imagine (insieme a Working Class Hero) è infatti il pezzo più famoso e rappresentativo della carriera da solista del cantautore britannico, intrapresa verso la fine degli anni ’60 (i Beatles si sciolsero ufficialmente nel 1970). Innumerevoli, oltre alle certificazioni e alle vendite, le cover realizzate da svariati artisti nel corso degli anni: David Bowie, Stevie Wonder, Elton John, Lady Gaga e – tra i “nostri” – Zucchero, per citarne solo alcuni. Non mancarono le critiche:

Imagine there’s no heaven/ It’s easy if you try/ No hell below us/ Above us, only sky/ Imagine there’s no countries/ It isn’t hard to do/ Nothing to kill or die for/ And no religion too/ Imagine all the people/ Living life in peace;

versi come questi turbarono infatti gli animi di molti, perlopiù organizzazioni religiose, che li tacciarono di blasfemia. Ciò che però Lennon avrebbe realmente voluto trasmettere era un messaggio egualitario, di unità e amore, secondo il quale we are all one country, one world, one people (siamo tutti un unico paese, un unico mondo, un unico popolo): questo era il pensiero di John, citando la compagna d’arte e di vita Yōko Ono. Pubblicare un pezzo come Imagine in piena guerra del Vietnam fu un notevole atto di coraggio, che portò ad un occhiuto controllo da parte dell’FBI nei confronti di musicista e moglie, ritenuti potenziali agitatori per via delle loro idee pacifiste ed egualitarie, veicolate attraverso le loro opere d’arte “a 360 gradi” (gli interessi dei due spaziavano infatti dalla musica all’arte figurativa, fino alla poesia). 

Now I understand what you have to do. Put your political message across with a little honey (“ora ho capito cosa va fatto. Bisogna diffondere il proprio messaggio politico con un po’ di miele”):  in questa dichiarazione – che ricorda alcuni celebri versi del De rerum natura in cui Lucrezio descrive gli stratagemmi messi in atto dai medici per indurre i bambini a prendere le medicine – Lennon svela la strategia da lui applicata in Imagine.

Cambiato ciò che c’è da cambiare, oggi la situazione non è particolarmente più rosea. Basta guardarsi intorno per constatare come le vittime di interessi politici, fanatismo religioso e sete di potere purtroppo non manchino; chissà che, prima o poi, il mondo sognato da Lennon non possa realizzarsi davvero.

Eventi in arrivo

“There’s one thing you can’t download and that’s a live performance. And I know how to put on a show […]” (c’è una cosa che non puoi scaricare, e quella cosa è una performance dal vivo. Ed io so bene come si fa un concerto), disse una volta Madonna: chi siamo noi per darle torto?

L’ospite inatteso – e profondamente sgradito – che è stato il Coronavirus ha a lungo privato gli appassionati di musica della sua quintessenza, ovvero i concerti. Gli addetti ai lavori le hanno studiate tutte alla ricerca di una possibile soluzione, approdando ad iniziative più o meno stravaganti. Un esempio? Astronomical, il concerto virtuale di Travis Scott tenutosi ad aprile 2020 sul popolare videogioco Fortnite

I tempi corrono e non è questa l’occasione per formulare giudizi in merito a iniziative similari, ma penso che in molti mi daranno ragione nell’entusiasmo provato nel potersi ritrovare di nuovo in mezzo alla folla per godersi, finalmente, una performance dal vivo. 

E siccome sono sicuro di non essere l’unico in astinenza da concerti, di seguito riporto alcune news interessanti sul mondo del live.

Iniziamo da una notizia che ha fatto contenta un’intera generazione cresciuta con Adam’s Song, First Date e What’s My Age Again nelle cuffiette dell’iPod: il ritorno di Tom DeLonge nei Blink-182. Dopo sette anni, il cantante californiano ha infatti ripreso il suo posto, dimostrando che forse è vero che si torna sempre dove si è stati bene. Il trio non ha perso tempo: dopo aver pubblicato un nuovo singolo in data venerdì 14, la band ha inoltre annunciato un tour mondiale, che arriverà anche nel bel paese (6 ottobre 2023, Unipol Arena di Bologna).

Rimanendo tra i big, scorriamo rapidamente alcuni tra gli appuntamenti più in vista riguardanti tutta la penisola: tripla data per i The Cure, che faranno cantare Firenze, Padova e Milano rispettivamente l’1, il 3 ed il 4 novembre. Il 21 novembre sarà invece il turno di Jack Harlow: il rapper statunitense porterà il suo ultimo album Come Home the Kids Miss You all’Alcatraz di Milano. Sempre nel capoluogo lombardo, una serata all’insegna del gothic-rock: Evanescence e Within Temptation, duo ormai collaudato grazie al tour di coppia Worlds Collide (da due anni in corso) che si esibirà l’11 novembre al Mediolanum Forum. Sodalizio altrettanto importante, Venditti e De Gregori saranno in concerto per tutto il mese venturo, con svariate tappe (Roma, Catania, Bari, Milano e Firenze).

Torino e provincia:

Mese intenso anche per il territorio: 7 appuntamenti al Teatro Colosseo, che ospiterà i Brit Floyd, tribute band – per restare in tema – dei Pink Floyd (1-11), il cantautore statunitense James Taylor (3-11), Gigi D’Alessio (5-11) e Steve Hackett, ex membro dei Genesis (15-11). Sarà poi il turno della PFM, che si esibirà il 16, seguita da Daniele Silvestri (18-11) e dalla band milanese Calibro 35 (21-11), che ha appena pubblicato un progetto molto interessante.

Diverse e interessanti le proposte relative ad un’altra grande venue del torinese: il Teatro della Concordia accoglierà l’idolo di molti appassionati di cartoni animati vintage. Cristina D’Avena si esibirà infatti il 4; toccherà quindi a Paky e a La Rappresentante di Lista (rispettivamente 5 e 9 novembre), seguiti da Villabanks (12-11) e dai Verdena (16-11), “freschi freschi di album”: Volevo Magia è uscito infatti il 23 settembre scorso. Il sipario calerà il 26, con lo show di Capo Plaza.

Doppia data per i Negramaro, che suoneranno l’8 e il 9 presso l’Auditorium del Lingotto. 

Altri due grandi del pop nostrano: “La signora della canzone italiana”, ovvero Ornella Vanoni, e Claudio Baglioni si esibiranno rispettivamente il 23 ed il 27 novembre al teatro Alfieri e al Regio.

Chiudiamo con l’Hiroshima Mon Amour, dove troveremo Little Pieces of Marmelade e Silent Bob e Sick Budd (rispettivamente 3 e 4-11), seguiti dai Modena City Ramblers (18-11) e  da Maurizio Carucci, frontman degli Ex-Otago: il “cantautore, agricoltore e viaggiatore” (così si definisce l’artista stesso) porterà in città il suo Respiro Tour in data 24-11.

Tra le OGR e il Lingotto si snoderà poi il C2C Festival: un appuntamento imperdibile per gli appassionati di musica elettronica, durante il quale il capoluogo piemontese ospiterà artisti (internazionali e italiani) del calibro di Arca, Jamie XX, Caribou, Caterina Barbieri, Nu Genea e molti altri.

Ultimi – decisamente non per importanza – gli appuntamenti di Lingotto Musica (English Baroque Soloists, Monteverdi Choir, 2-11 e la Cziffra Festival Chamber Orchestra, 22-11) e Lingotto Giovani (il 15-11, con Veriko Tchumburidze e Ketevan Sepashvili che suoneranno Schubert e Schumann; prima del concerto, io stesso farò un breve intervento di introduzione alle musiche in programma). Una stagione notevole anche quella dell’associazione De Sono (14 e 21 novembre, presso il conservatorio “Giuseppe Verdi”), quella dell’orchestra sinfonica della Rai (con svariati appuntamenti durante tutto il mese di novembre presso l’auditorium “Arturo Toscanini”) e quella di Unione Musicale.

DiStagione: consigli musicali del mese

Di seguito una selezione di alcune delle parecchie novità uscite nel mese di ottobre.

Abbiamo potuto assistere ad alcuni interessanti ritorni, come quello dei The 1975. Dopo due anni dall’ultimo album in studio il gruppo ha publicato Being Funny in a Foreign Language, ottimo esempio della loro poliedricità stilistica; da non perdere Human Too. Novità anche per gli instancabili Red Hot Chili Peppers, con l’uscita di Return of the Dream Canteen: il secondo album dopo la reunion con il figliol prodigo John Frusciante, tornato nella band per la seconda volta nel 2019 (la prima “rottura” risale al 1992, la seconda al 2009). Un altro comeback, stavolta però relativo al genere: Taylor Swift ha infatti ripreso a calcare i sentieri del pop con il nuovo album Midnights. Nomen omen, si tratta di un album che racconta, tramite 13 brani, 13 notti passate in bianco tra sogni ed incubi; unico featuring (di spessore) Lana del Rey. Swift ha sottolineato parecchio la natura di concept album della sua ultima fatica: allo scoccare della mezzanotte del 21 è uscito il disco, seguito a sorpresa dalla 3am Edition (pubblicata alle 3 del mattino – a che ora sennò?): sette brani in più per un album da record. Il disco è infatti, ad oggi, l’album più ascoltato in un giorno nella storia di Spotify. Piacevolissima scoperta, froge.mp3 è l’album di debutto di piri & tommy, duo di Manchester: pubblicato il 21, il disco/mixtape spazia tra drum & bass, house e dance. I due hanno acquisito un discreto seguito grazie al pezzo soft spot che, divenuto virale su TikTok, ha racimolato milioni di ascolti; gli altri brani non sono però certamente da meno: words e slowly but surely i miei preferiti. The Car è il titolo del settimo album degli Arctic Monkeys: nei dieci brani il gruppo di Sheffield crea atmosfere sobrie ed eleganti, a tratti malinconiche. Sonorità  dunque parecchio distanti da quelle di album come AM o Favourite Worst Nightmare, tanto iconici quanto lontani, non solo cronologicamente: i quattro hanno infatti scelto di proseguire sulla linea intrapresa a partire da Tranquility Base Hotel & Casino (2018).

Buone nuove anche “tra i nostri”: a 6 anni dal primo capitolo, Coez ha pubblicato From The Rooftop 2. Il cantautore/rapper sfoggia notevoli capacità di adattamento nella reinterpretazione di 7 brani, autografi e non: è infatti presente anche una cover di Fuori orario, famoso pezzo di Guè e una di Nei treni la notte, di Frah Quintale; quest’ultimo ha partecipato al progetto in prima persona insieme ad Ariete, rispettivamente nelle tracce 3 e 5. Particolarmente interessanti le scelte relative all’organico – composto da chitarra (elettrica e acustica), basso, piano Rhodes e sintetizzatore, violoncello, batteria elettronica e percussioni – e quelle afferenti alla dimensione visiva (nei relativi video): suggestive riprese aeree, a colori e in bianco e nero, con luci che si alternano tra il giorno e il crepuscolo. Ad ottobre si è poi fatto sentire un grande del pop italiano: il 7, infatti, Marco Mengoni ha pubblicato MATERIA (PELLE), “secondo atto” della trilogia MATERIA, i cui natali risalgono al dicembre scorso con la pubblicazione di MATERIA (TERRA), il suo sesto album in studio. La tracklist è impreziosita dalle collaborazioni: La rappresentante di lista, Bresh ed un’istituzione del nostro cantautorato come Samuele Bersani. Come anticipato tra gli eventi, i Calibro 35 hanno pubblicato un disco davvero interessante: Scacco al Maestro – Vol. 2, secondo capitolo del loro tributo ad Ennio Morricone, iniziato a giugno con il Vol. 1. Tra gli ospiti Elisa, Alessandro Cortini, Roy Paci e Joan As Police Woman: l’asticella rimane dunque alta come nel primo capitolo, che aveva visto la partecipazione di Matt Bellamy (frontman dei Muse) e Diodato. Un lavoro filologico notevole, sfociato in due dischi davvero interessanti, con brani che non sono “semplici” cover: omaggio e rielaborazione si incontrano, dando insieme prova delle notevoli capacità del gruppo e dell’immortalità del corpus morriconiano.

La vera “svolta” del mio ottobre è stata però il ritorno di Stormzy, che ha iniziato a prepararsi il terreno in vista dell’uscita del suo terzo album: la lieta novella è stata comunicata tramite i social dell’artista britannico. Dopo Gang Sings & Prayer (2017) e Heavy Is The Head (2019) è infatti il turno di This Is What I Mean (che vedrà la luce il 25 di novembre), anticipato dal singolo Hide & Seek, pubblicato in data 14 ottobre. Il brano vede l’astro del grime affiancato da altre voci: quella di Äyanna (cantautrice inglese) e quelle di Oxlade, Teni e Tems (tre artisti nigeriani), che si sposano perfettamente tra di loro.

Need time for yourself, you gotta heal/ But instead of us tearing it down, wе’ll rearrange (Don’t let it fall)/ (Pressure) (Feel the pressure) (Diamonds)/ Burn out then reappear

Un pezzo intimo e introspettivo, che descrive un percorso di “guarigione” fatto di riflessione ed impegno, tappe obbligate nella crescita personale di ognuno, ma anche nello sviluppo delle relazioni sentimentali ed interpersonali tout court. Sono dopotutto le temperature e le pressioni estreme a trasformare il carbonio puro in diamante, come Stormzy stesso ci ricorda.

Golden Hour Gems

Ci salutiamo con Golden Hour Gems, la playlist ideale per concludere la giornata, la settimana ed il mese: 5 brani per volta, perfetti per accompagnarvi nel momento più magico. 

Questa raccolta dà il meglio di sé al tramonto, perciò mi sono preso la libertà di allegare una comoda formula per il calcolo del semiarco diurno, ovvero l’arco percorso dal Sole fino al tramonto:

semiarco diurno = arccos [-tan(Lat) ∙ tan(δ)]

Poi fate come vi pare (clicca qui).

Al mese prossimo!

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Francesco Bonfante