Golden Hour – MAGGIO 2023, prima parte
Editoriale
Nella sezione di questa rubrica dedicata agli eventi del mese venturo sono solito riservare sempre qualche riga agli appuntamenti legati alla musica classica e, talvolta, all’opera; si tratta di mondi verso i quali ho recentemente cominciato a rivolgere maggiore attenzione, soprattutto una volta intrapresi gli studi universitari, in particolare grazie ad alcuni specifici corsi e ai relativi docenti. Al di là del valore e del piacere della conoscenza – indubbiamente inestimabili -, il mio percorso di formazione mi ha inoltre aperto alcune “porte”, offrendomi opportunità interessanti che difficilmente avrei raggiunto altrimenti: per fare un esempio, mi sono trovato a scrivere ed esporre delle “guide all’ascolto”, presentazioni introduttive al repertorio di alcune delle serate della stagione concertistica Lingotto Giovani, di Lingotto Musica. Tutto ciò ha saputo stimolarmi notevolmente, accrescendo le mie conoscenze ed il mio interesse verso aspetti e questioni che, fino ad allora, avevo approfondito poco – talvolta per nulla – nel corso dei miei studi precedenti (musicali e non): questo mi ha portato a riflettere e ad interrogarmi sul rapporto tra la musica classica ed i giovani: cosa ne pensano questi ultimi? La ascoltano? Vanno ai concerti? Ma soprattutto, se effettivamente l’interesse è poco e/o minore rispetto a quello rivolto verso la cosiddetta “musica leggera” (definizione che non amo, ma che rende bene l’idea e che risulta comoda relativamente a questo discorso), non si potrebbe forse trattare di un problema legato proprio alla maniera con la quale – fin da piccoli – veniamo introdotti alla musica classica? Lungi da me fare comparazioni su “cosa sia meglio e peggio”, che risulterebbero fuori luogo (innanzitutto perché oggettivamente lo sono e poi perché io in primis sono tutt’altro che un esperto ed assiduo fruitore di musica classica e/o lirica), rimane innegabile il fatto che si tratti di un mondo percepito come meno accessibile e quindi, sovente, meno conosciuto.
È però questo il punto: ne sappiamo poco forse proprio per via di un vulnus, un anello debole nel sistema educativo e nell’approccio all’introduzione (e poi all’eventuale studio) di queste materie. Cosa si potrebbe fare, quindi, per garantire a bambini e ragazzi un confronto più efficace con la musica classica (o con l’opera)?
Ho pensato che sarebbe risultato interessante fare un paio di domande in merito a qualcuno che “dentro” alla musica classica ci vive, respirandola quotidianamente: Alessandro Vaccarino è un mio amico ed un talentuoso pianista, ha partecipato a diversi concorsi che gli hanno fruttato numerosi premi, nonché una certa nomea nell’ambito. Figura, infatti, tra gli studenti di punta dell’Accademia di Musica di Pinerolo e, nel 2022, si è diplomato con il massimo dei voti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino; ecco cosa ha avuto da dire sulla questione.
Come e quando è iniziato il tuo rapporto con la musica classica?
Non c’è stato un evento specifico che mi abbia avvicinato alla musica classica. È partito tutto dai miei genitori: entrambi hanno studiato musica e mio padre è diplomato in violino, quindi di musica classica ne ho sentita parecchia fin da piccolissimo; mi hanno raccontato che, a volte, mi addormentavano con il primo movimento del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. Una volta cresciuto abbastanza, poi, mi hanno fatto provare sia il violino che il pianoforte e mi sono appassionato a quest’ultimo.
Ti conosco da parecchio e so che sei anche un grande amante della musica rock, in particolare dei Muse: i punti di contatto della band con l’art rock, la rock opera e la loro vena d’ispirazione sinfonica/classica sono stati per te elementi di fascinazione nei confronti della loro musica?
Sì, sono molto appassionato di rock, soprattutto di quello degli anni ’60 e ’70 e, anche in questo caso, è merito dei dischi che i miei genitori ascoltavano: già da piccolo adoravo i Led Zeppelin e gli Emerson Lake and Palmer. Ho scoperto i Muse a cavallo tra medie e superiori ed effettivamente ad oggi sono il mio gruppo preferito. La loro prima canzone che ho ascoltato è stata Supremacy, un pezzo con una forte ispirazione classica: sicuramente questo me li ha fatti apprezzare fin da subito. Scoprendo i loro album, poi, ho spesso ritrovato influenze sinfoniche e classiche (sono dei grandissimi musicisti, molto colti), ma, a dire il vero, ho apprezzato parecchio anche brani che di classico – o di melodico – avevano molto poco (ride).
Proseguendo – all’incirca – sulla stessa lunghezza d’onda della domanda precedente: qual è il tuo rapporto con la musica “leggera”/popular in generale?
Ascolto sempre un po’ di tutto, non pretendo che in ogni genere si rispettino i canoni di ciò che suono; cerco però musica che non sia banale e che abbia un’idea e una struttura di fondo, indipendentemente dal genere. Ci sono comunque generi che proprio non riesco a farmi piacere, ma non parto mai prevenuto.
Grazie agli ambienti che frequenti e ai tuoi studi godi di una posizione che ti permette uno sguardo privilegiato in merito al rapporto giovani-musica classica: che opinione ti sei fatto in merito?
Credo che tra noi giovani manchi una cultura generale per quanto riguarda la musica, senza dover arrivare alla classica: se poi si prende in considerazione quest’ultima la situazione peggiora ancora, perché necessita di precise chiavi di lettura. La musica classica è bellissima e per poterla apprezzare non serve essere diplomati o avere chissà quali studi alle spalle, ma indubbiamente è più complessa e se non c’è una cultura generale a riguardo, viene bollata come noiosa. Da un lato manca un vero interesse da parte dei singoli, dall’altro una formazione di base che, pure quando c’è, spesso tende ad allontanare i giovani da questo repertorio piuttosto che avvicinarli.
Cosa si potrebbe fare secondo te per avvicinare più ragazze e ragazzi al mondo della musica classica?
Basta poco per avvicinare i giovani al mondo della musica classica: svecchiare un po’ l’ambiente dei concerti facilita le cose, ma non è necessario snaturarlo. Credo che il problema risieda nel primissimo approccio, basti pensare a cosa viene fatto ascoltare ai ragazzini di elementari e medie durante le ore di musica: partendo dal presupposto che questa musica è oggettivamente complessa, credo sia un errore partire sempre da musica antica o da Mozart, come spesso si fa. Si scelgono questi autori perché hanno una struttura semplice, il che ha anche un senso, ma per un ragazzino che non sa nulla di musica classica e che non ha gli strumenti per apprezzare i dettagli di questa forma appunto “semplice”, la semplicità diventa noia. Credo che usando musiche “di maggiore effetto” – magari un pezzo del concerto di Tchaikovsky, un finale di una sinfonia di Mahler o, ancora, un brano di Liszt, senza la pretesa che partiture così complesse vengano per forza comprese a fondo – si creerebbe nei giovani la curiosità di ascoltare anche altro e magari di approfondire, per poi tornare su quel “semplice” Mozart, riuscendo così ad apprezzarlo appieno.
Una volta mi è stata fatta notare la differenza tra difficile e complesso: l’etimologia del secondo aggettivo (che Alessandro – a ragione – ha frequentemente usato nelle sue risposte) deriva dal latino complicare, cioè “ripiegare, avviluppare, arrotolare”. Ciò che è complesso, quindi, non è per forza oscuro e astruso: più spesso si tratta di un qualcosa di “ripiegato su sé stesso”, al quale si può accedere se – come dice Alessandro – si è dotati degli “strumenti” giusti.
Mi piaceva concludere dando ad Alessandro lo spazio che merita, perciò vi lascio qui il link ad un video che lo vede prodursi magnificamente nello Studio da Concerto n.3 di Franz Liszt Un Sospiro: buon ascolto.
Title Track
Il calcio mi è sempre stato piuttosto indifferente: non lo seguo, non tifo, diciamo che quando vince il Cagliari son contento. Ciononostante, dopo aver visitato Napoli a febbraio ed aver avuto un precoce assaggio della “festa scudetto” (c’era già qualcosa nell’aria), devo dire che mi sarebbe piaciuto tornarvi in questi giorni. Il capoluogo campano è capace di restarti dentro con alcune sue particolari caratteristiche, sotto svariati punti di vista: tra gli altri – mi viene subito in mente il notevole patrimonio artistico e culturale, aspetto per il quale Napoli è un vero e proprio gioiello (anche se pure dal punto di vista gastronomico i partenopei non scherzano affatto) – quello calcistico è talmente radicato e potente da essere in grado di suscitare forti emozioni anche in profani come me: difficile rimanere indifferenti di fronte allo spettacolo offerto dal murale di Maradona presso i Quartieri Spagnoli, insieme alle bandiere ed ai tantissimi tributi, veri e propri ex voto pagani dedicati all’altro “santo” di Napoli.
A tutto ciò si collega il brano che ho scelto come eponimo del mese corrente, ovvero NOVE MAGGIO di LIBERATO; proprio al maggio 1987 (in particolare il 10, Napoli-Fiorentina 1-1) risale la vittoria matematica del primo scudetto della squadra della città. Il calcio – al di là della forte “napoletanità” tout court – è un elemento ricorrente nella poetica dell’artista: basti pensare al suo username Instagram “liberato1926” (anno di fondazione della Società Sportiva Calcio Napoli), al contributo dato nella realizzazione della soundtrack del film Ultras (2020) o, ancora, al suo recente coinvolgimento nei festeggiamenti per la vittoria del campionato (LIBERATO ha cantato e suonato il pianoforte presso lo stadio Maradona; tra gli altri musicisti ospiti della “festa scudetto” ci sono stati anche Clementino, Edoardo Bennato e Geolier). Il quinto mese dell’anno, poi, costituisce un importante topos della canzone tradizionale napoletana (Era de maggio, Rusella ‘e maggio e Torna maggio tra le altre, giusto per fare qualche esempio), probabilmente privilegiato per via del suo status di mese primaverile per eccellenza ed “assaggio” di estate, nonché periodo di rose e fioriture assortite, prediletto da molte coppie per convolare a nozze.
NOVE MAGGIO, singolo d’esordio di LIBERATO, è stata pubblicata il 14 febbraio 2017 e ha “dato il la” alla carriera di uno tra i musicisti italiani più misteriosi ed interessanti degli ultimi anni. Il fatto che LIBERATO abbia sempre celato la sua identità ha dato luogo a molte ipotesi in merito al suo nome (ed al suo volto), argomento sul quale parecchi si sono scervellati ed interrogati nel corso degli anni, con teorie più o meno fondate: tra le ipotesi, Calcutta, Emanuele Cerullo, Michele Wad Caporosso, Livio Cori ed altri; ad oggi, per via di una “fuga di dati” relativa ad alcuni documenti SIAE, i più identificano LIBERATO in Gennaro Nocerino (musicista e producer di Scampia). Il 9 di maggio costituisce quindi un momento importante nel/del “progetto LIBERATO” e non solo in quanto sua genesi: gran parte del suo corpus è stato infatti pubblicato proprio in questa data; si pensi agli album LIBERATO e LIBERATO II (usciti il 9 maggio 2019 e 2022), alla super hit TU T’E SCURDAT’ ‘E ME ed al singolo E TE VENG’ A PIGLIÀ (rispettivamente del 2017 e del 2021), oltre ad una nuova versione di O CORE NUN TENE PADRONE – brano inizialmente realizzato per il film sopra citato – pubblicata martedì scorso 9 maggio 2023 e dedicata al trionfo calcistico del Napoli.
LIBERATO comincerà a breve il suo tour estivo che, dopo essere passato per Berlino, Parigi, Londra e Dour (Belgio) si concluderà con il triplice appuntamento in Piazza Plebiscito a Napoli: e dove sennò? Non a caso, alla tournée è stato attribuito il nome TOURNAMM’ A CAS’: un’ulteriore testimonianza dell’inscindibile legame dell’artista con le sue radici le quali, probabilmente, costituiscono parecchio dell’innegabile, magnetico fascino di LIBERATO.
Certo, il musicista ci ha nascosto (e ci nasconde tuttora) molto di sé, ma mi piace pensare che chiunque stia realmente dietro alla figura di LIBERATO abbia preferito lasciare parlare Napoli, ritenendola (giustamente) più che in grado di descriverne minuziosamente l’identità, da cercare tra il lungomare di Mergellina e le scalette del borgo di Marechiaro.
Eventi in arrivo
Un paio di news di più ampio respiro: è stato recentemente annunciato uno show di 50 Cent a Milano. Il rapper – con ospite d’eccezione Busta Rhymes – farà tappa al Mediolanum Forum (unica data italiana, 22 ottobre 2023) nel corso del suo The Final Lap Tour. Restiamo in ambito hip-hop con Marracash che, tramite un video pubblicato sulla nuova pagina Instagram marrageddonfest – interamente dedicata all’evento – ha dato maggiori informazioni sul suo festival, appunto il MARRAGEDDON: parecchi ospiti (Salmo, Fabri Fibra, Shiva, Paky, Lazza, Geolier, Madame e Gué tra quelli già annunciati; la lista sembra comunque essere destinata ad arricchirsi ulteriormente), distribuiti tra i concerti del 23 (Milano) e 30 settembre (Napoli), due serate all’insegna del rap per celebrare “il percorso che questa musica ha fatto in questi anni”. Massimo Pericolo, poi, insieme alla pubblicazione di Paparazzi (remix di un brano di Polo G) ha annunciato la sua prima volta al Forum di Assago, importante “battesimo del fuoco” per tutti gli artisti italiani: appuntamento il 13 gennaio 2024; nuove date live anche per Tedua (è prevista una tappa a Torino in data 12 dicembre 2023, al Pala Alpitour), alcune delle quali sono andate sold-out parecchio in fretta: un traguardo che ribadisce al genovese il fatto di essere il “rapper più atteso d’Italia”, visto e considerato che si tratta del tour di un disco non ancora uscito. Chiudiamo questa prima sezione con una mesta notizia per chi – come me – è cresciuto con parecchio pop-punk nelle orecchie: i Sum-41 hanno deciso di sciogliersi dopo 27 anni di carriera. Prima di chiudere definitivamente bottega, la band canadese si esibirà nei rimanenti concerti previsti (tra cui uno show a Rimini il primo giugno ed uno a Jesolo il 10), pubblicherà un nuovo album chiamato Heaven :x: Hell e sarà impegnata in un ultimo tour mondiale.
Tra la fine di questo mese e l’inizio del prossimo si potrà dire finalmente iniziata la stagione dei festival e dei concerti all’aperto; non mancheranno, comunque, anche i “classici” eventi tra i palazzetti e le varie venue del torinese: vediamone alcuni.
Relativamente alla prima categoria, va segnalato il festival JAZZ IS DEAD! che, dopo l’anteprima del 21 aprile scorso, si terrà nel corso dell’ultimo weekend di maggio (26-27-28) al Bunker, per poi concludersi il 3 ed il 9 giugno, rispettivamente presso il Cinema Massimo ed Infini.to (il planetario di Pino Torinese). Non si possono poi non citare gli attesissimi Kappa FuturFestival (a cavallo tra giugno e luglio, dal 30/6 al 2/7/2023) ed il Flowers Festival: a partire dal 29 giugno presso il parco della Certosa Reale si potrà assistere a parecchi concerti, a cominciare da quello degli Ska-P (29 giugno) e quello degli Zen Circus (30 giugno). All’Hiroshima Mon Amour, rispettivamente in data 7 e 16 giugno, si terrà il concerto della cantautrice napoletana (nonché ex membro dei 99 Posse) Meg, cui seguiranno i Tinariwen, band proveniente dal Mali che – al momento del concerto – si sarà già esibita presso l’anfiteatro Ernesto De Pascale (a Firenze, 14 giugno) e i Giardini della Triennale (Milano, 15 giugno). A giugno inizierà anche il tour estivo di Tiziano Ferro che, dopo l’album Il Mondo È Nostro (uscito a marzo), ha pubblicato il singolo Destinazione Mare il 4 maggio scorso: dopo lo show “pilota” di Lignano, il cantautore sarà a Torino allo Stadio Olimpico (11/6). Infine, il 26 giugno gli Interpol si esibiranno presso la Sala Fucine delle OGR, primo appuntamento del Sonic Park di Stupinigi (che si svolgerà nel corso del mese di luglio).
Concludiamo con due eventi presso il Teatro Regio: diretta dal finlandese Jukka-Pekka Saraste, la Filarmonica del Teatro Regio si esibirà in pezzi di Brahms, Tchaikovsky e Sibelius (5 giugno), mentre – in data 21 giugno – l’Orchestra ed il Coro del Regio si produrranno nella cantata San Giovanni Damasceno di Sergej Taneev, nel poema sinfonico Francesca da Rimini di Tchaikovsky e nella Sinfonia n.1 in re minore (op. 13), di Rachmaninov.
Al prossimo numero!