Golden Hour – DICEMBRE 2022
Editoriale
C’è chi la ama e chi, ancora prima di arrivare alla Vigilia, ne è già saturo: un po’ come per i tormentoni estivi, è però impossibile sfuggirvi. Sto parlando, ovviamente, della musica natalizia che, a partire già da fine novembre, diventa una costante tra negozi, radio, social, insomma un po’ tutti i media. Che si tratti di brani facenti parte del repertorio popolare o di artisti che, ad un certo punto della loro carriera, hanno deciso di realizzare album natalizi (come Michael Bublé, Frank Sinatra o Mariah Carey) gli esempi possibili sono molteplici: c’è però un “terreno comune” nelle differenti declinazioni di questo stesso fenomeno, un insieme di caratteristiche ed aspettative che portano a categorizzare un certo tipo di musica come natalizia o tipica del periodo delle feste.
È bene considerare anche il bagaglio di ricordi e situazioni ricorrenti che ognuno di noi porta con sé, in quelle forme pseudo rituali che – tra cenoni, brindisi e regali fatti e ricevuti – le feste comportano; per quanto riguarda la mia famiglia, ad esempio, non esiste che presepe e albero si addobbino senza la compilation in foto in sottofondo. Allo stesso modo, ognuno di noi ha la propria “personale” musica natalizia, magari legata a momenti particolari come la cena del 24 o il pranzo del 26, notoriamente a base di avanzi ed occlusioni coronariche.
Come si diceva, quindi, un fenomeno dalle molteplici facce, che si è trasformato profondamente nel corso degli anni (e dei secoli), approdando a lidi anche inusuali: ne è un esempio Christmas in Hollis dei Run-DMC, dove il trio racconta di un Babbo Natale del Queens – il quartiere newyorkese da cui i membri del gruppo provengono – che “chilla” (si rilassa) nel parco e regala milioni di dollari in banconote sonanti. Non si pensi, poi, che la musica legata alle feste sia sempre spensierata e allegra, tutta “vischio e agrifogli”: è infatti possibile imbattersi in episodi come Naughty Christmas dei Laguna Coil, brano di cui è protagonista Krampus, personaggio della tradizione mitologico-religiosa di alcune aree d’Italia, Austria, Croazia e Slovenia e reincarnazione demoniaca di San Nicola, noto per rapire i bambini cattivi.
Dove vanno quindi cercate le origini di un fenomeno così sfaccettato? Non sorprende il fatto che la musica natalizia abbia le sue radici storiche nella liturgia e nell’ambito religioso tout court, soprattutto nella forma di laudi (tra le forme più tipiche di canzone sacra), inni (la cui attestazione più antica risale al IV secolo d.C. con Veni redemptor gentium, inno attribuito a Sant’Ambrogio) e odi, ma anche ninne nanne dedicate a Gesù Bambino, con caratteristiche diverse a seconda del setting geografico; l’Italia “dialettale” (da nord a sud, isole comprese) dispone infatti di un ricco patrimonio musicale natalizio. Vanno poi almeno menzionate le carole, composizioni tipicamente festive che, nate nel tardo medioevo inglese, hanno poi acquisito ulteriore importanza nel periodo della riforma luterana. Possiamo trovare svariati “episodi natalizi” anche in molta musica classica: per citarne un paio (procedendo in ordine cronologico) si può partire da Arcangelo Corelli, compositore italiano d’epoca barocca; è suo il Concerto grosso in sol minore, realizzato in occasione del Natale 1690. Molto importanti in ambito festivo sono gli oratori, una forma di teatro musicale senza scena, di soggetto sacro come profano: celebri il Weihnachts Oratorium di Bach ed Il Messiah, di Händel. Infine, con un balzo temporale non indifferente (anni ’90 del XIX secolo), arriviamo allo Schiaccianoci di Čajkovskij, vero must del periodo, ambientato proprio durante la vigilia di Natale.
Vi ho quindi fornito un ampio ventaglio di proposte musicali, adatte un po’ a tutti: a partire da chi si fa trasportare – forse eccessivamente – da lucine e caldarroste (categoria sociologia alla quale mi associo), fino ai Grinch più accaniti; ora tocca a voi scegliere la colonna sonora perfetta per il resto delle vostre feste.
Auguri!
Title Track
Per il brano eponimo con l’onere e l’onore di chiudere il 2022, ho pensato di affidarmi ad una delle figure più longeve ed iconiche del panorama hip hop globale: nel numero di questo mese parliamo infatti di Jay-Z, ed in particolare della sua December 4th.
Seconda traccia di The Black Album – il suo ottavo disco (2003) – si tratta di una vera e propria autobiografia in musica, dove l’artista ripercorre alti e bassi della sua vita, dipingendosi come un bambino timido ma promettente, bravo a scuola e nello sport. Il primo grosso “scoglio” fu la separazione dei genitori che, aggravata dall’abbandono da parte del padre, avrebbe segnato fortemente il rapper, contribuendo a portarlo verso momenti bui, come i suoi giorni da spacciatore. Jay-Z racconta poi di come “ne sia uscito”, abbandonando definitivamente quell’ambiente per dedicarsi a tempo pieno alla musica.
“Goodbye to the game, all the spoils, the adrenaline rush”
Oggi sappiamo quanto questa scelta sia stata felice; la sua fortunata carriera nel mondo della discografia non si è limitata al ruolo di rapper: i successi da imprenditore e produttore discografico (Shawn Carter – vero nome del rapper – è a capo delle etichette Def Jam, Roc Nation e Roc-A-Fella e proprietario di Tidal, provider di musica in streaming ad alta qualità) hanno infatti reso Jay-Z il secondo cantante più ricco al mondo secondo le stime Forbes.
Tornando al brano, è interessante notare come Shawn spessa “prevalga” su Jay-Z: l’artista si mette infatti “a nudo”, con l’obiettivo di raccontare la propria storia senza filtri. Interessanti ed esemplificativi a tal proposito sono gli skit (parti di parlato) di Gloria Carter, la madre del rapper: costei racconta – tra le altre cose – il parto e la nascita di Jay-Z, descrivendoli come indolori nonostante i 4,7 kg del bimbo, al di sopra della media dei neonati.
Shawn Carter was born December 4th, weighing in at 10 pounds, 8 ounces. He was the last of my four children. The only one who didn’t give me any pain when I gave birth to him.
And that’s how I knew that he was a special child.
La mamma è sempre la mamma, per i rapper soprattutto: basti pensare a quella vera e propria lettera d’amor filiale che è Dear Mama di 2Pac.
Chiudo spendendo due parole sul beat, realizzato da Just Blaze; impreziosito dal sample di That’s How Long dei The Chi-Lites (gruppo soul americano), risulta essenziale ma di grande effetto: un accompagnamento perfetto agli impeccabili liricismi di Jay-Z.
MusiCalendario
Rimanendo in tema natalizio, la Vigilia del 1871 a Il Cairo dev’essere stata memorabile: in tale data, infatti, il teatro reale dell’Opera ospitò la prima dell’Aida di Giuseppe Verdi. Fu un trionfo: secondo alcune testimonianze il pubblico non riusciva a smettere di applaudire, interrompendo continuamente la rappresentazione. Il clamoroso successo si ripetè anche in Italia e oltralpe (la prima italiana si tenne l’8 febbraio 1872 presso il Teatro alla Scala di Milano).
L’opera fu voluta da Isma’il il Magnifico (Chedivè egiziano di quegli anni) per l’inaugurazione del canale di Suez, evento particolarmente significativo per via della posizione e del conseguente ruolo strategico dell’infrastruttura. Non amando la musica d’occasione, Verdi inizialmente espresse qualche titubanza in merito alla commissione, finendo poi per accettarla; sembra che il Chedivè abbia insistito parecchio, nonostante disponesse di un “piano b”: nel caso in cui Verdi avesse declinato, l’offerta sarebbe infatti andata, presumibilmente, a Charles Gounod o a Richard Wagner – non esattamente dei panchinari, comunque. Il fatto introduce un interessante collegamento, relativo ad un possibile accostamento “Verdi-Wagner”: la musicologia ha riflettuto parecchio in merito e un’influenza – proveniente dal melodramma tedesco (ma anche e soprattutto francese) – può effettivamente essere rilevabile, quantomeno nell’intenzione comune di rinnovare il teatro musicale. Nonostante ciò, va comunque tenuta presente la “preferenza” – o almeno una maggiore attenzione – che parte dell’intellighenzia ha avuto per il compositore tedesco nel corso della storia; Verdi, poi, dal canto suo, si dichiarò sempre alieno da scuole di pensiero e avverso alle ferree classificazioni.
“Cosa significano mai queste scuole, questi pregiudizi di canto, d’armonia, di tedescheria, di italianismo, di wagnerismo, etc…? Vi è qualcosa di più nella musica… Vi è la musica!”
Scriveva, concitato, in una lettera del 1872: nei suoi carteggi epistolari (strumento molto utile agli studiosi) troviamo svariati episodi simili, dove il compositore esprime insofferenza – a tratti esasperazione – verso cantanti indisciplinati e/o critici “fantasiosi”, lamentando il fatto di non essere compreso da nessuno. Ad oggi, grazie a quella che il musicologo Paolo Gallarati nel suo libro Verdi ritrovato (il Saggiatore, 2016) definisce una Verdi Reinassance, gli studi sull’operista sono stati ripresi con cura filologica, allo scopo di rendergli giustizia ed eliminare quell’etichetta di compositore volgare e “rustico”, pregiudizio particolarmente duro a morire: una lunga tradizione di esecuzioni errate e inadeguate hanno infatti celato la vera natura di Verdi, il quale, tra le altre cose, sperimentò parecchio, adottando soluzioni inaspettate e moderne in barba a radicate sovrastrutture, schematismi e sclerotizzazioni.
Il libretto dell’Aida è dello scrittore lombardo Antonio Ghislanzoni e la trama, divisa in quattro atti, verte sulla guerra tra Etiopia ed Egitto e sull’amore contrastato tra Aida, figlia del re etiope, e Radamès, guerriero egiziano, che riusciranno a suggellare il loro sentimento solo alla fine, morendo insieme. Il conflitto cuore-ragione, passione contro “ragion di stato” (per dirla machiavellicamente), amore e morte: eterni topoi che, ancora oggi, non smettono di emozionarci in pezzi immortali come la Celeste Aida, la celebre romanza del primo atto.
Eventi in arrivo
Per quanto riguarda gli annunci a livello nazionale, il mese appena trascorso ha riservato parecchie buone nuove un po’ per tutti i gusti.
Partiamo dagli Arctic Monkeys che, durante la prossima estate, saranno impegnati nel loro tour europeo: la band farà tappa in Italia presso l’ippodromo SNAI di Milano (I-Days, 15 luglio) e l’Ippodromo delle Capannelle di Roma (Rock in Roma, 16 luglio). Sempre relativamente agli I-Days, durante il mese di dicembre è stata resa nota la partecipazione di Black Keys, Liam Gallagher e Red Hot Chili Peppers (1 e 2 luglio): si tratta dell’unica data italiana per tutti e tre gli show. A luglio il Sonic Park di Stupinigi (presso la Palazzina di Caccia) avrà un ospite d’eccezione: Sting ha infatti scelto la venue del torinese come una delle tre tappe italiane del suo My Songs Tour, che toccherà Mantova (11 luglio), Roma (14 luglio) e, appunto, Nichelino (12 luglio). Cambiamo genere con un talento “tutto nostro”: Marracash, dopo aver pubblicato l’edizione deluxe di NOI, LORO, GLI ALTRI (album uscito a novembre 2021), ha reso il suo pubblico ancora più contento annunciando il MARRAGEDDON, vero e proprio festival organizzato dall’artista e suddiviso in due date (Milano e Napoli, rispettivamente il 23 ed il 30 settembre 2023). La notizia è stata accolta dai fan con non poco entusiasmo, ma anche Marracash sembra emozionato a riguardo: “Preparatevi al MARRAGEDDON. Il mio primo festival, un sogno che avevo da tempo”, ha detto tramite un post su Instagram. Rimaniamo nell’ambito hip-hop/rap: ricordate lo show di Westside Gunn segnalato nello scorso numero? Si terrà presso il Biko Club di Milano in data 26 gennaio; i biglietti, resi disponibili in quantità limitate, sono andati sold-out nel giro di poche ore: se siete tra i fortunati che sono riusciti ad aggiudicarsene uno, sappiate che vi invidio.
Appuntamenti di gennaio, Torino e provincia:
Cominciamo dall’Hiroshima Mon Amour dove, il 12 gennaio, si esibirà il cantautore romano Tutti Fenomeni; il 19 ed il 20, poi, toccherà rispettivamente a Galeffi (cantautore romano classe ’91) e a Ginevra: la cantante torinese ha infatti previsto una tappa “a casa” per il suo Diamanti Tour.
Nel mese venturo, Torino assisterà anche al Dodici Note Solo Tour di Claudio Baglioni, che suonerà il 16 di gennaio presso il Teatro Regio.
Tre appuntamenti al teatro Colosseo, dove Venditti e De Gregori saranno impegnati in una doppia data “di coppia” (17 e 18 gennaio), mentre Nek (21 gennaio) porterà live nella nostra città 5030, il nuovo album uscito in data 2 dicembre.
Al Teatro della Concordia il 18 gennaio suoneranno poi i Santi Francesi, il duo piemontese vincitore dell’edizione 2022 di X Factor (team Rkomi).
Presso il teatro Alfieri sarà possibile assistere al concerto di Ornella Vanoni, il cui tour Le donne e la musica (iniziato a Padova il 3 dicembre) toccherà il capoluogo piemontese il 17.
Naska (al secolo Diego Caterbetti, artista pop-punk marchigiano) calcherà il palco del Cinema Teatro Maffei il 26 gennaio con le versioni unplugged del suo ultimo album Rebel.
Tre interessanti iniziative presso l’Auditorium Giovanni Agnelli (2) ed il Teatro Alfieri (1), rispettivamente in data 14, 16-17 e 19 gennaio. La prima, The Magical Music of Harry Potter – Live in Concert, consisterà in una serata dedicata a tutte e tutti i potterhead, che potranno ascoltare dal vivo la musica della loro saga preferita suonata dalla London Symphonic & Philharmonic Film Orchestra. Il secondo appuntamento (doppia data, 16 e 17 gennaio) vedrà invece Elisa “spalla a spalla” con Dardust in “An Intimate Night, concerto per voce, pianoforte, chitarra e archi”; due giorni dopo, presso il Teatro Alfieri, si terrà Queen at The Opera, un tributo che vedrà quattro cantanti, una band ed un’orchestra sinfonica cimentarsi nelle greatest hits dello storico gruppo britannico.
Chiudiamo con il consueto spazio dedicato alla musica classica: appuntamento il 27 gennaio presso il Teatro Vittoria per il concerto “La fine del tempo” (Quartetto per la fine del tempo di Olivier Messiaen), organizzato dall’associazione De Sono; il 24, presso la sala 500 dell’Auditorium del Lingotto, si terrà invece un nuovo evento di Lingotto Giovani: Yunchan Lim, pianista sud coreano appena diciottenne, suonerà musiche di Bach e Beethoven.
Ricordo, infine, gli appuntamenti di Unione Musicale e quelli dell’Orchestra Sinfonica della Rai.
DiStagione
Le novità del mese sono state parecchie ed interessanti: eccone una selezione.
Si è concluso – nell’ultimo venerdì del mese di novembre – il lungo percorso preparatorio all’uscita del terzo album del rapper britannico Stormzy: This Is What I Mean è stato infatti pubblicato in data 25 novembre e, personalmente, ha pienamente rispettato le aspettative. In linea con i singoli, il mood generale è perlopiù introspettivo e intimo, anche se Stormzy non manca di ricordarci quanto sia forte a rappare (come in This Is What I Mean e My Presidents Are Black); sono presenti, poi, veri e propri episodi gospel come Holy Spirit, e tutto l’album è impreziosito da raffinate scelte relative all’arrangiamento e all’organico: si percepisce lo zampino del pluristrumentista e genio musicale Jacob Collier, coinvolto nella realizzazione del progetto. Collier stesso ha descritto l’esperienza per il Guardian, raccontando come la musica sia risultata come un sottoprodotto, un effetto secondario (byproduct) della fruttuosa collaborazione con Stormzy: “We would play football and eat, and the music was a byproduct”. I Got My Smile Back è diventata subito la mia preferita; un testo profondo ed emozionante in cui, ad un certo punto, sentimenti e sensazioni vengono descritti come persone con cui il rapper ha smesso di vedersi o, viceversa, di cui ha ripreso la frequentazione: i suddetti legami, troncati o riallacciati, hanno portato Stormzy a ritrovare – finalmente – il suo sorriso.
Il 28 novembre è toccato invece ai Metallica: un ritorno “tripartito” che ha comportato l’annuncio di un nuovo disco (72 Seasons, in uscita ad Aprile 2023) e del relativo tour mondiale, insieme alla pubblicazione del nuovo singolo Lux Æterna.
Novità anche per Metro Boomin: il colosso del beatmaking ha pubblicato Heroes & Villains, producer album (disco in cui il produttore è protagonista e “tiene le redini” del progetto) che ha coinvolto gran parte della scena hip-hop (ma non solo, sono presenti anche artisti come The Weeknd e John Legend) globale. Tra gli altri, nella tracklist figurano Future, Chris Brown, Travis Scott, Young Thug, Don Toliver e 21 Savage – tra quest’ultimo e Metro c’è una chimica particolare, che ha portato a svariate collaborazioni tra cui i due joint album Savage Mode (2016) e Savage Mode II (2020). Ho eletto Feel The Fiyaaaah (traccia 14) il mio brano preferito tra i 15 del disco: una magistrale produzione, realizzata in collaborazione con Thundercat – vero e proprio virtuoso del basso – su cui A$AP Rocky e Takeoff (di cui ricordiamo la recente, tragica scomparsa) calzano a pennello.
In data 7 dicembre Lana Del Rey ha pubblicato un nuovo singolo, Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blvd, ad anticipazione del nuovo omonimo disco (che uscirà il 10 marzo 2023). Un brano profondamente malinconico, in cui l’artista paragona sé stessa e la sua carriera al suddetto Jergins Tunnel: la struttura, situata appunto sotto Ocean Boulevard (Long Beach, California), è stata chiusa oltre mezzo secolo fa, ed è oggi abbandonata. Da qui il titolo del pezzo: Lana presume che quasi tutti si siano ormai dimenticati di quel tunnel, e si chiede quando la stessa cosa avverrà per lei, come musicista, ma anche in quanto Elizabeth Woolridge Grant (vero nome dell’artista).
Due giorni dopo si è fatto sentire anche Roger Waters: il bassista dei Pink Floyd ha infatti reso disponibile The Lockdown Sessions. Sei brani, tra i più celebri di The Wall e The Final Cut (insieme ad Amused to Death, album solista del ’92 da cui è tratta The Bravery Of Being Out Of Range), che Waters ha ripreso e rielaborato nel periodo di “clausura” che la pandemia ha imposto a ciascuno di noi. Molto suggestivi ed interessanti i video correlati ai brani dove, insieme a qualche riga di commento e approfondimento, viene documentato il processo creativo nel suo farsi. La raccolta si chiude con una “nuova” versione di Comfortably Numb, il diciannovesimo atto della celeberrima rock opera The Wall.
Sempre venerdì 9 è uscito SOS di SZA, anticipato – come detto nel numero precedente – dal singolo Shirt, pubblicato il 28 ottobre; un disco voluminoso, con 23 tracce e 4 featuring (Don Toliver, Phoebe Bridgers, Travis Scott e Ol’Dirty Bastard), che ha ricevuto ampio consenso da parte della critica. Tra le mie preferite Gone Girl e Good Days.
Novità anche “da noi”: Tedua, definito da più voci come il “rapper più atteso d’Italia”, ha fatto finalmente ritorno con il singolo Lo-fi For U, quarto capitolo della saga che lo vede protagonista insieme al produttore Shune (in ordine cronologico Lo-fi Wuhan, Lo-fi Tu, Lo-fi Drill e Lo-fi For U). Si tratta di un evento importante per i fan, i quali aspettano trepidanti la fatidica Divina Commedia, album attorno al quale si è formato un notevole hype, accumulatosi nel corso dei quasi cinque anni trascorsi dalla pubblicazione di Mowgli (l’ultimo album del rapper). Il pezzo è un tributo, un commosso ringraziamento a colleghi, compagni e amici di una vita, i cosiddetti “bimbi di Bimbi”, come Tedua stesso rappa in apertura della seconda strofa: Charlie Charles, Sfera, Ghali, IZI e Rkomi; i cinque (sei con Tedua) sono i partecipanti di Bimbi, appunto, celebre pezzo del 2017 divenuto quasi una dichiarazione d’intenti, una sorta di inno del particolare momento di svolta che ha caratterizzato il rap italiano tra 2016 e 2017. Tedua sembra sorridere nostalgico mentre, ripensando al passato, dà un’ultima occhiata alle sue spalle per poi darsi la spinta per ripartire: “I’m back. Ho voglia di spaccare tutto”, ha scritto in un post su Instagram.
Nuova musica anche per i SANTI FRANCESI, che hanno pubblicato in fieri, un EP di sei tracce tra cui troviamo Spaccio – realizzata in collaborazione con i Fast Animals and Slow Kids – e due cover: Creep dei Radiohead (cantata dal duo durante la finale di X Factor 2022) e Un ragazzo di strada, de I Corvi (che ha fruttato loro una standing ovation da parte del pubblico del talent show).
Come anticipato tra gli eventi in arrivo, dicembre è stato anche il mese di Marracash, che ha pubblicato la versione deluxe del suo settimo album NOI, LORO, GLI ALTRI: degno modo di celebrare il 2021, definito dall’artista stesso “un anno incredibile per me”. Il contenuto consta dei brani già usciti a novembre 2021 e delle relative versioni live, audio e video (il disco è infatti corredato di DVD). Se permettete un consiglio, ∞ LOVE dal vivo è clamorosa; all’interno anche il nuovo singolo IMPORTANTE.
Golden Hour Gems
Tra i brani facenti parte della selezione del mese trovate Love, of Money di MAVI, rapper americano del ’99 che ha debuttato nel 2014 come membro del gruppo KILLSWITCH, per poi orientarsi verso una carriera da solista. II pezzo in questione fa parte del suo secondo album Let the Sun Talk (2019) e sembra fatto su misura per la nostra playlist: se ascoltati nel contesto e con il mood giusti, la voce di MAFI e l’ipnotico riff di chitarra sembrano infatti accompagnare il sole nella sua lenta discesa verso l’orizzonte – o almeno, a me fanno questo effetto; mi direte poi voi.
Buone feste, al mese prossimo!