Donatori di sangue: il progetto pilota
Oggi 14 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, istituita nel 2004 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in concomitanza con l’anniversario della nascita di Karl Landsteiner, scopritore dei gruppi sanguigni e cos-copritore del fattore Rhesus. Donare il sangue è un gesto volontario che può aiutare molte persone in difficoltà oltre che essere d’aiuto negli interventi di routine.
Nel campo della trasfusione sanguigna, il Consiglio d’Europa difende tre principi fondamentali: il perseguimento dell’autosufficienza di sangue, la protezione della salute dei donatori e dei beneficiari e il divieto di commercializzazione delle sostanze di origine umana, sostenendo l’esigenza di donazioni volontarie e non retribuite.
In Piemonte
Ieri si è svolta la prima riunione in Assessorato del Tavolo di monitoraggio del “progetto pilota” avviato dalla struttura regionale di coordinamento della rete trasfusionale (SRC Trasfusionale), presenti l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, il direttore regionale dell’assessorato Mario Minola, la responsabile della struttura di coordinamento trasfusionale Arabella Fontana e i rappresentanti regionali delle associazioni dei donatori.
Nell’incontro sono state illustrate le prime azioni del progetto pilota e soprattutto il cronoprogramma delle attività previste per i prossimi mesi, quando il progetto pilota avviato dall’assessorato con la struttura di coordinamento andrà a regime.
Il progetto pilota
L’assessore alla Sanità ha evidenziato che dopo la firma del 24 febbraio scorso della convenzione triennale con le associazioni dei donatori volontari si è immediatamente iniziato a lavorare al progetto pilota che mira a migliorare i processi organizzativi della rete trasfusionale e trovare soluzioni per rimediare alla carenza di medici e personale sanitario in modo da garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini soprattutto riguardo agli interventi chirurgici, alla traumatologia ed alle patologie che interessano il sangue, ed il rispetto del Piano annuale sangue e plasma per il 2022.
I referenti delle cabine di regia hanno elaborato le proposte che sono state sottoposte all’attenzione della SRC, incaricata del coordinamento del progetto.
L’obiettivo è coinvolgere medici e infermieri dipendenti delle aziende sanitarie in attività aggiuntiva a tariffe orarie predefinite; avviare il reclutamento di medici laureati non specializzati nell’ambito dei servizi trasfusionali; sensibilizzare i direttori delle scuole di specializzazione affinché favoriscano la disponibilità degli specializzandi a partecipare alle attività di selezione del donatore; supportare – da parte delle università – il percorso formativo per medici da dedicare alla medicina trasfusionale.
Ed ancora, ridisegnare l’organizzazione della rete trasfusionale e delle unità di raccolta, dotandola di un sistema unico per la gestione della Medicina Trasfusionale (Sirmet) in ottica di sanità digitale, che permetta di condividere i dati tra tutte le strutture trasfusionali in Regione, informatizzare una parte del percorso di selezione del donatore ed utilizzare la telemedicina e altre tecniche innovative.
Arabella Fontana, responsabile del coordinamento della rete trasfusionale del Piemonte, ha dichiarato: «Ora il piano attuativo del progetto pilota è scritto: non resta che attuarlo per poter raggiungere nel secondo semestre dell’anno l’obiettivo di mantenere l’elevato standard quali-quantitativo che caratterizza la nostra regione nella donazione e raccolta di sangue e plasmaderivati ed evitare possibili problemi al sistema sanitario, per le attività ospedaliere e per la cura dei malati che utilizzano medicinali derivati dal sangue».
Le donazioni di sangue e la rete trasfusionale in Piemonte
Il Piemonte è da sempre una delle prime Regioni in Italia per numero di donazioni: 242.720 nel 2021, un dato che supera quello pre-pandemico del 2019 attestato a 237.317; circa 112 mila donatori, che donano in 18 centri trasfusionali e 7 unità di raccolta associative.
Una realtà consolidata che anche nel periodo della pandemia, nonostante le inevitabili difficoltà, ha saputo garantire il proprio contributo fondamentale non solo per le esigenze degli ospedali regionali, ma per sostenere altri territori italiani in particolare difficoltà come la Sardegna.