Cosa succede al Sestante

 Cosa succede al Sestante

In questi giorni si è ricominciato a parlare del Sestante, la sezione psichiatrica del carcere Lorusso e Cutugno di Torino.

L’occasione è stata la visita al carcere di Susanna Marietti, coordinatrice dell’associazione Antigone, che da anni si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale, e che nei suoi rapporti denuncia le condizioni di vita interne alla sezione.

Sabato 20 novembre, nel raccontare la sua visita, Marietti stessa si augura “che qualche giornalista legga quello che sto per raccontare e che in tanti decidano di andare là dentro a vedere”. Lo ha fatto per esempio Giuseppe Legato, giornalista de La Stampa, con un articolo di oggi 22 novembre a pagina 13. Riportiamo anche noi le parole dei due giornalisti.

“Al Sestante si trovano circa venti celle – dice Marietti – dieci su ogni lato del corridoio. In ciascuna è reclusa una singola persona detenuta. La cella è piccola, sporca, quasi completamente vuota. Al centro vi è un letto in metallo scrostato e attaccato al pavimento con i chiodi. Sopra è buttato un materasso fetido, a volte con qualche coperta e a volte no. Qualcuno, ma non tutti, ha un piccolo cuscino di gommapiuma. Non vi è una sedia né un tavolino. Solo un piccolo cilindro che sembra di pietra dove ci si può sedere in posizione scomodissima. L’intera giornata viene trascorsa chiusi là dentro, senza nulla da fare e nessuno con cui parlare. Unico altro arredo, un orrendo bagno alla turca posizionato vicino alle sbarre, di fronte agli occhi di chiunque passi per il corridoio.”

Marietti continua descrivendo quello che ha visto all’interno delle celle: esseri umani “certamente trattati in maniera contraria a quel senso di umanità che la nostra Costituzione chiede alle pene legittime”. Chi era senza luce, probabilmente da giorni, chi con la turca che non scaricava, chi immobile sdraiato a terra o in piedi rivolto al muro. “Nell’ultima cella prima dell’uscita c’era un ragazzino. Avrà avuto 25 anni. Gli ho chiesto come andasse. Le lacrime hanno cominciato a scendergli dagli occhi. Mi ha detto che non capiva perché fosse lì, che gli mancava sua madre e che aveva tanta paura tutte le notti”.

Giuseppe Legato avvalora la tesi aggiungendo altri fatti nell’articolo di oggi su La Stampa: due settimane prima della denuncia di Marietti, Monica Gallo, garante dei detenuti di Torino, aveva già scritto al Provveditore dell’amministrazione penitenziaria del Nord Ovest e all’Asl di competenza, per richiedere la chiusura definitiva del Sestante dopo la sua ultima visita 15 giorni prima. “Nemmeno questa volta si è chiuso nulla, si dice perché sarebbero pronti dei lavori di ristrutturazione rinviati ‘enne’ volte dalla lenta e quasi mai reattiva macchina burocratica dello Stato”.

“Tre legali dell’Osservatorio carceri dell’Unione Camere penali stamattina si presenteranno in procura per depositare un esposto. Di più: «Chiederemo che il Sestante venga sequestrato come luogo in cui si consumano reati a danno dei detenuti» precisa Davide Mosso che sta lavorando alla denuncia insieme ai colleghi Alberto De Sanctis e Antonio Genovese”.

Anche l’assessora Gianna Pentenero con delega ai Rapporti con il sistema carcerario, ha annunciato una visita al carcere e parla di “situazione inaccettabile, peraltro già denunciata di recente per la quale chiedo alle autorità governative di intervenire con tempestività”.

Aggiornamento del 23 novembre: il capo del Dap – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Bernardo Petralia ha annunciato al La Stampa che a seguito dell’assegnazione di una procedura d’appalto, il reparto psichiatrico del carcere verrà chiuso per diversi mesi per un intervento di ristrutturazione. I 16 pazienti detenuti verranno trasferiti in altra sede, probabilmente in Rems – Residenze sanitarie assistite.

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Sara Levrini