Contraccezione e aborto: a che punto siamo
Contraccezione e interruzione volontaria di gravidanza (IVG, la sigla per indicare l’aborto) sono due facce della stessa medaglia. Ultimamente se ne ritorna a parlare per due motivazioni: la mancata gratuità della prima, e i pericoli di svuotamento della legge 194/78 che regola la seconda.
Procediamo in modo parallelo.
Contraccezione: cosa succede in Italia?
In Italia la gratuità sarebbe prevista dalla legge, che però non viene applicata.
La legge numero 405 del 1975, che istituisce i consultori, all’articolo 1 dice che queste strutture hanno tra i loro obiettivi anche quello di fornire i mezzi necessari a una procreazione responsabile. Più avanti, all’articolo 4, si dice esplicitamente che «l’onere delle prescrizioni di prodotti farmaceutici va a carico dell’ente o del servizio cui compete l’assistenza sanitaria» e che «le altre prestazioni previste dal servizio istituito con la presente legge sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano».
Se l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) decidesse la gratuità della pillola questa diventerebbe disponibile direttamente in farmacia. Nelle regioni che prevedono qualche forma di gratuità, per ottenere il contraccettivo è invece necessario andare nei consultori: sono le regioni ad acquistare il contraccettivo che poi viene distribuito nelle loro strutture. Le regioni che effettivamente prevedono una qualche forma di gratuità della contraccezione distribuita nei consultori, per specifiche categorie di persone e comunque con molte limitazioni sono Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Lazio.
Contraccezione: cosa succede in Piemonte?
In merito alla ‘pianificazione della gravidanza’ o ‘procreazione responsabile’, c’è una recente dichiarazione dell’Assessore regionale alla Sanità Icardi:
«Per la distribuzione gratuita dei contraccettivi da parte dei consultori delle Aziende sanitarie agli aventi diritto, la Regione ha da tempo attivato, una gara per la fornitura dei prodotti, senza bisogno di ricorrere ad una variazione di bilancio. La distribuzione gratuita di contraccettivi – continua l’Assessore Icardi – è prevista per i soggetti di età inferiore a 26 anni e per le donne di età compresa tra 26 e 45 anni con esenzione E02 (disoccupazione) o E99 (lavoratrici colpite dalla crisi) nel post interruzione volontaria di gravidanza (entro 24 mesi dall’intervento) e nel post partum (entro 12 mesi dal parto). Non si è ritenuta opportuna l’erogazione di “preservativi di cittadinanza” gratuiti per tutti»
Al di là dell’infelice espressione “preservativi di cittadinanza”, la delibera del 3 luglio 2018 non è ancora mai stata finanziata (quindi mai stata applicata) e il costo dei contraccettivi è completamente a carico dell’utente.
Aborto: cosa succede in Italia
A livello nazionale si parla di legge 194 del 1978. Per quanto importante, questa legge nacque già con dei limiti, anche concettuali, a partire dalla formulazione: la 194 non si basa sull’affermazione positiva del diritto all’aborto, ma regolamenta i casi in cui l’aborto non è considerato un reato.
Non è un segreto che la neoministra Eugenia Roccella abbia idee ultraconservatrici, e le sue affermazioni degli anni passati su aborto, famiglia ed eutanasia stanno facendo il giro del web.
Oggi si torna a discutere di aborto perché il nuovo governo di destra ha già avanzato tre disegni di legge che di fatto svuoterebbero la 194, pur non modificandola direttamente.
– La prima proposta è stata depositata dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e prevede il riconoscimento giuridico del feto attraverso la modifica dell’articolo 1 del Codice Civile. Se il feto acquisisse diritti giuridici potrebbe dunque diventare vittima di un reato, come l’omicidio volontario.
– Il secondo disegno, sempre di Gasparri, prevede di istituire la “giornata della vita nascente” e fa riferimento a una serie di associazioni cattoliche storicamente parte del movimento antiabortista italiano.
– Il terzo disegno di legge, del senatore della Lega Massimiliano Romeo, si intitola “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente, per la conciliazione tra lavoro e famiglia e delega al Governo per la disciplina del fattore famiglia”, con l’esplicita finalità “all’erogazione di aiuti e contributi per evitare che le donne in stato di gravidanza ricorrano all’interruzione volontaria della medesima”
Aborto: cosa succede in Piemonte?
La quarta Commissione del Piemonte (quella che si occupa di Sanità) ha approvato a inizio ottobre una delibera presentata dall’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone per istituire il “Fondo vita nascente”.
Il fondo stanzia, per il 2022-2023, 460 mila euro di cui 400 mila serviranno per finanziare direttamente organizzazioni e associazioni che promuovono il «valore sociale della maternità» e la «tutela della vita nascente»: di fatto, a quanto sembra, un incentivo economico alle associazioni antiabortiste (come Movimento per la Vita) per entrare negli ospedali pubblici e nei consultori con sportelli e colloqui con le donne che vogliono abortire.