Cinema in crisi: “Si perde il film come esperienza collettiva”

 Cinema in crisi: “Si perde il film come esperienza collettiva”

“Il problema dei cinema non è solo la pandemia. Anzi, questa ha accelerato un processo che era già in corso: la perdita della sala cinematografica come esperienza collettiva”. Le parole di Marta Valsania, segretaria di Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) per il Piemonte, riaprono anche la questione delle piattaforme di streaming e della “concorrenza sleale” verso i cinema tradizionali.

Questa mattina, 6 settembre, il presidente di Anec Piemonte Arrigo Tomelleri ha lanciato l’allarme dalle pagine del Corriere della Sera: “Possiamo anche impegnarci a rientrare nei costi con le sale da riempire a metà, con il controllo dei green pass, delle mascherine, dei posti distanziati, a fare pubblicità noi stessi a film in programma che altrimenti non avrebbero diffusione. Ma è il mercato a dover essere controllato”. Su come controllarlo, ha fatto anche una proposta precisa: “Occorrerebbe un’authority come in Francia capace di mettere ordine. Film in streaming solo sei mesi dopo, e un controllo più attento alla pirateria”.

“È una sua posizione personale – specifica Valsania – e non quella dell’associazione, ma Anec è intenzionata a discutere le windows, cioè le “finestre” temporali di uscita dei film. Non bisogna far passare il messaggio che l’esperienza sia la stessa, tra streaming e cinema”.

Una ripartenza complicata

I problemi delle sale sono iniziati già dalla loro apertura, il 26 aprile: “È a ridosso dell’estate, sempre un periodo complicato per i cinema. In Italia, per abitudine, le case di distribuzione non fanno uscire grandi titoli nei mesi estivi. Non è così in tutti i Paesi: in Francia e Spagna, ad esempio, la distribuzione è piuttosto costante. Ma da noi i cinema si sono trovati aperti e con pochi titoli a disposizione per settimane. A settembre, poi, arriva un sovraccarico di film da proiettare, insieme alle pellicole dai festival come Venezia”.

E non è stata l’unica difficoltà: quando si sono riaccesi i proiettori, è mancato un coordinamento nazionale: “In Francia, la data di riapertura è stata concordata e quindi è stata collettiva. Così, i cinema hanno potuto contare su una comunicazione massiccia, condivisa, per portare la gente a comprare biglietti. È così che deve essere, il cinema non si può promuovere a livelli di singola sala”.

E gli spettatori?

Prima pochi film, quindi, poi troppi. Intanto, il pubblico scarseggia: a giugno 2021, in Torino e provincia si sono venduti 60mila biglietti; nello stesso mese, due anni fa, le vendite erano state 217mila. “Non c’è una paura degli eventi in generale – commenta Francesca Leon, assessora alla Cultura di Torino – perché ci sono state manifestazioni all’aperto che hanno riscosso un grande successo. La sala cinematografica è un caso delicato”.

Si arriva così al nodo della questione: lo streaming, su cui Leon e Valsania la vedono allo stesso modo. L’assessora spiega: “Per due anni le persone hanno visto film da casa. Recuperare l’abitudine ad andare in sala sarà un processo lungo e, anzi, non è detto che succeda”. Per tutelare i cinema, servirebbe “una decisione a livello nazionale per sfasare le uscite dei film, in sala e poi su piattaforme online. Le associazioni di categoria lo chiedono con forza, dipenderà dalla sensibilità del Ministero”.

Valsania concorda: “Il film visto in sala è un’esperienza collettiva, che parte prima della proiezione e si conclude ben dopo. Si va al cinema per uscire di casa, per  confrontare aspettative e commenti con altre persone, per vivere lo spettacolo insieme a un pubblico. Il rapporto con le piattaforme di streaming va messo in discussione. Anche le case di produzione si stanno rendendo conto che non basta mettere un film su Netflix o Disney+ per farlo fruttare al massimo”.

Formare il pubblico di domani: l’impegno di Comune e cinema

Sul piano economico, bisognerebbe dunque limitare la concorrenza delle piattaforme di streaming. Ma si può agire anche su quello culturale. Valsania ricorda: “Prima della pandemia si erano avviati una serie di progetti per coinvolgere le scuole, le nuove generazioni di pubblico, in modo che non si perda l’abitudine di andare al cinema e di vivere il mezzo cinematografico in una dimensione condivisa. Sono discorsi che poi sono stati sospesi, con il Covid”.

E Leon rinforza: “Ci sono molti tasselli che dovranno tornare al loro posto, dopo la pandemia. A livello di scuola, ma anche di iniziative extra-scolastiche. Adesso, i dirigenti scolastici sono impegnati ad avviare l’anno, ma con il tempo spero che si crei un quadro chiaro e condiviso, per muoversi insieme. Il ruolo che il Comune potrà avere, anche se non competerà più a me (le elezioni amministrative si terranno il 3 e 4 ottobre, ndr), sarà di farsi promotore del confronto e del dialogo tra cinema e scuole, per mostrare che queste risorse culturali sono fondamentali, per il percorso di formazione degli studenti”.

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Luca Pons