Biliardo, lo sport italiano

 Biliardo, lo sport italiano

In occasione della vittoria del torinese Andrea Ragonesi ai recenti Campionati del Mondo di biliardo nella disciplina stecca-5 birilli (trovate qui l’intervista), abbiamo intervistato Raffaele Di Gennaro, vicepresidente della Federazione Italiana Biliardo Sportivo in rappresentanza delle discipline Stecca e Carambola.

Prima di tutto un po’ di informazioni su questo sport. Come mai la Federazione del biliardo è unita al bowling?
Nel 2022 abbiamo fatto il salto da Disciplina Sportiva Associata a Federazione Sportiva Nazionale riconosciuta dal CONI e ci siamo uniti al bowling. Questo deriva dal fatto che il CONI stava promuovendo le unioni tra federazioni che avessero similitudini per evitare troppe frammentazioni. Biliardo e bowling si giocano in contesti simili, al chiuso, con compresenza di campi negli stessi luoghi e quindi c’è stata questa unione.
Essere riconosciuti come Federazione deriva anche dai numeri che abbiamo: 30mila tesserati agonisti, 1000 associazioni sportive in Italia che contribuiscono ad arrivare al 18-19° posto tra le federazioni sportive in Italia. Questa base trova anche un riscontro nei media, con circa 100 ore di dirette rai all’anno e canali dedicati.

Il podio dei Mondiali era azzurro, come mai l’Italia è così forte?
Lo siamo soprattutto nei 5 birilli, perché è una specialità prettamente italiana, tanto che in gergo si dice anche “giocare all’italiana”. Infatti anche molti Mondiali si giocano da noi, come l’ultimo di pochi giorni fa. Altre nazioni forti sono Argentina e Uruguay, non a caso paesi che hanno avuto storicamente molta immigrazione italiana. Ora il biliardo si sta espandendo al resto del mondo e lo abbiamo visto ai recenti campionati: Danimarca, Germania, Francia e in parte anche il Brasile sono nazioni emergenti.

Continuiamo con qualche dettaglio tecnico: in quali discipline è diviso il biliardo?
Oltre alla stecca (birilli), le discipline sono: boccette, che si gioca senza la stecca ma con le mani (molto diffusa in Emilia Romagna, Toscana e centro Italia); pool dove i biliardi hanno le buche in cui bisogna mandare le biglie numerate; carambola, la più giocata in assoluto, senza buche e senza birilli, molto popolare in Corea e nelle Americhe.

A che punto è il biliardo in Piemonte?
Il Piemonte è molto competitivo nei birilli, ci sono 1500 tesserati agonisti, ma anche 200-300 nelle boccette. Quasi tutte le settimane si disputa una gara, se non più di una. Le competizioni durano dal lunedì alla domenica, con più batterie di qualificazione e una finalissima, giocate di sera.

Rimanendo in Piemonte, che età hanno i giocatori?
L’età nei 5 birilli è molto ampia, va dai 30 ai 50 anni perché chiaramente non ci sono limiti di età per giocare. Andrea Ragonesi ne ha 26, ma molti dei nostri agonisti superano i 70 anni. È uno sport che lo permette pur essendo faticoso poiché le gare durano molte ore, e si possono avere problemi di braccia o di vista. Ci vuole allenamento anche per questo sport, come lo richiedono tutti gli altri.

Ai Campionati del Mondo si è disputata anche la competizione Paralimpica. Com’è strutturato il settore?
Da un paio di anni siamo entrati nel CIP (Comitato Italiano Paralimpico) con una sezione paralimpica nazionale coordinata da Luca Bucchi atleta paralimpico romano. Chiaramente i numeri sono ridotti, ma è un gioco che si presta molto ad un atleta su una carrozzina, con l’adeguata strumentazione di supporto. Addirittura il nostro atleta più forte, Fabio Del Zoppo, gioca in prima categoria con i normodotati.
Al Mondiale si è svolta la gara dimostrativa per promuovere un settore che comunque ha i suoi bei risultati. Oltre ad abbattere le barriere architettoniche, l’altro accorgimento sono partite un po’ più brevi, ma per il resto gli strumenti sono uguali.

E per quanto riguarda le donne? Quali sono i numeri?
C’è un circuito femminile che dura tutto l’anno, ma le donne possono iscriversi anche ai tornei maschili, certamente con numeri più bassi. Questo non vuol dire che non ci siano state donne in prima categoria o master.
Anche tra il pubblico quello femminile è una fetta di audience importante.

In ultimo, qual è la regola o l’insegnamento che un buon giocatore non deve mai dimenticare?
Sicuramente la concentrazione e la tranquillità psicofisica perché la parte mentale incide tantissimo. Se un atleta non è in armonia con se stesso e con l’ambiente esterno, non riesce a giocare in modo ottimale: un errore di un millimetro ha grosse ripercussioni nelle traiettorie. Per questo ci vuole tanto allenamento, non si vince per caso una gara.

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Sara Levrini