Armi “fai-da-te”

 Armi “fai-da-te”

La tecnologia nelle mani sbagliate può essere un pericolo: in America si sta espandendo il fenomeno delle armi “fai-da-te” create con modelli scaricati da internet e poi stampati in 3D. Queste armi in plastica non sono meno letali di quelle normali e in più presentano la problematica di non essere né registrabili né rintracciabili perché mancanti del numero di serie; non a caso, vengono soprannominate “armi fantasma”.

La loro letalità è dimostrata dai fatti, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa: il 9 ottobre 2019, nella cittadina tedesca di Halle, il 27enne Stephan Balliet ha compiuto un attentato nella sinagoga locale uccidendo due passanti con una pistola, un fucile e un porta munizioni con alcuni componenti creati utilizzando file scaricati da internet e una stampante 3D.

La diffusione di questo genere di armi è aumentata nell’ultimo anno, ma il primo modello risale al 2013 quando negli Stati Uniti il 25enne texano Cody Wilson, lanciò un prototipo di pistola 3D, interamente fatto in plastica, distribuendo gratuitamente il progetto online. Il file rimase disponibile solo due giorni prima di essere rimosso per violazione della legge sull’esportazione di armi, ma raggiunse il numero incredibile di 100mila download.

Oggi, la facilità di produzione abbatte anche i prezzi di vendita: un fucile semiautomatico può costare anche soli 350 dollari, diventando quindi accessibile a tutti. Questo ha richiamato l’attenzione del nuovo presidente Biden e dei legislatori democratici, che intendono adottare leggi più restrittive sulla vendita, il trasporto o il possesso di un ricevitore di arma da fuoco senza numero di serie. Il prossimo passo è prevedere una regolamentazione anche in Europa, nonostante la legislazione sia già più stringente.

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Sara Levrini