10 miliardi per l’energia verde. Italia in primo piano

 10 miliardi per l’energia verde. Italia in primo piano

Glasgow. A Cop26 il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani presenta la Global Energy Alliance for People and Planet, con fondi sovrani e fondazioni private per raccogliere una somma totale di 10 miliardi di dollari, che in futuro potrebbe arrivare a 100 miliardi. L’Italia parteciperà al finanziamento del fondo, e propone ogni anno un incontro in Italia sul clima, aperto ai giovani. I capitali più ingenti arriveranno però dal settore privato, con un fundraising che si sta aprendo in questi giorni. Oltre a Fondazione Rockefeller, Fondazione Ikea e all’Earth Fund del fondatore di Amazon Jeff Bezos, ci sono anche la Banca Mondiale, la European Investment Bank e l’Asian Development Bank.

“L’obiettivo è raggiungere 1 miliardo di persone con sorgenti di energia rinnovabile affidabile, la riduzione di 4 miliardi di tonnellate di CO2 e la creazione di 150 milioni di posti di lavoro”, questi i numeri annunciati da Cingolani. “Il problema è come accelerare la transizione senza aumentare le disuguaglianze”.

La questione per i paesi emergenti rimane in sospeso: da un lato il consumo eccessivo di combustibili fossili, dall’altro interi territori in cui la rete elettrica non esiste del tutto, in paesi come Etiopia, con 70 milioni di persone senza corrente. Le nazioni che oggi soffrono di povertà energetica sono responsabili solo del 25% delle emissioni globali di anidride carbonica. Tuttavia, secondo di fondatori dell’alleanza, la quota potrebbe crescere fino al 75% entro il 2050.

Oltre 40 paesi e alcune decine di organizzazioni hanno concordato di abbandonare gradualmente l’utilizzo di energia elettrica a carbone, e di smettere di investire nella costruzione di nuovi impianti. L’accordo dovrebbe consentire di ridurre sensibilmente le emissioni che causano il riscaldamento globale, ma alcuni grandi consumatori di carbone come Cina, India, Australia e Stati Uniti non hanno sottoscritto l’intesa.

Non mancano le critiche: i modelli di previsione indicano che per rimanere entro gli 1,5 °C di aumento della temperatura globale le economie più avanzate dovrebbero interrompere l’uso del carbone prima del 2030. Non è inoltre chiaro che cosa faranno Cina e Stati Uniti, anche se negli ultimi giorni ci sono stati segnali da entrambi i paesi su piani per ridurre i consumi e soprattutto interrompere gli investimenti esteri per la costruzione di nuovi impianti.

L’iniziativa italiana si muoverà anche su un altro fronte: il Mite ha infatti deciso di stanziare un budget annuale di 3-4 milioni per stabilizzare il format della Youth4Climate, appuntamento che ha riunito quattrocento giovani a Milano alla fine di settembre, e che diventerà una kermesse annuale.

“Alcune proposte di Youth4Climate a Milano erano idealistiche, altre interessanti; ma sono spunti che col tempo si raffineranno e diventeranno più cogenti. E che potranno essere utili anche a noi che governiamo”, ha detto Cingolani.

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Sara Levrini